Scrittura in corsivo: i ragazzi stanno disimparando a scrivere a mano, ma anche gli adulti non se la passano meglio. Prendiamo appunti usando il cellulare, non più scrivendo sull’agendina, la tendenza è diretta conseguenza del massiccio uso delle tecnologie. Siamo soltanto all’inizio di una grande trasformazione. “Nell’800 tutti scrivevano attaccato, con una grande continuità tra una parola e l’altra, il movimento espressivo era fluido e disinvolto, era raro che non si scrivesse così. La tendenza permane fino a metà del 900, subito dopo fa la sua apparizione lo stampatello minuscolo, lo script importato dagli Stati Uniti – ha spiegato Lidia Fogarolo, grafologa, ad Open Day, su Radio Cusano Campus – ma il fenomeno che stiamo analizzando adesso è di portata più vasta, nuovo all’umanità, ed è logico che i giovani lo preferiscano: è bello, pulito, chiaro e veloce. La diffusione enorme della tastiera dello smartphone non implica il rallentamento del processo di espressione, al contrario viviamo nella società della scrittura con l’arrivo dei social network e delle chat”.

Scrittura in corsivo e scrittura digitale, Fogarolo: “Non sappiamo se l’uno soppianterà l’altro”

Scrittura in corsivo, la scuola insegnava in prima elementare a scrivere, oggi non più. “Alle elementari non è che venga insegnato molto il corsivo, è una perdita, pertanto la manoscrittura per raggiungere certe potenzialità espressive dev’essere esercitata abitualmente e dev’essere una scelta libera. Nel tempo non sappiamo se si manterranno entrambi i modi di scrivere, o se l’uno soppianterà l’altro – ha aggiunto Fogarolo – con la scrittura tecnologica si acquisisce una certa velocità nell’uso della tastiera, è un passaggio epocale e non sappiamo se un metodo soppianterà l’altro”.

Cosa succedeva in passato?

Una volta, “un bambino alla fine della prima elementare scriveva già in corsivo, oggi i bambini imparano a scrivere più tardi, di molto, e si preferisce scrivere con la tastiera – si è congedata Fogarolo – sia se scrivo a mano che se scrivo al pc le parole dovrò comunque pensarle, quello che incide sulla memoria è la motivazione che metto in campo indipendentemente dal mezzo scrittorio”.