Resta in carcere Camilla Marianera, l’avvocata accusata di corruzione in atti giudiziari.

Nei giorni scorsi era stata avanzata la richiesta di arresti domiciliari dall’avvocato della difesa Marco Marronaro, che, tuttavia, è stata respinta dal Tribunale del Riesame di Roma.

La 27enne sconterà la pena in carcere così come il suo compagno Jacopo De Vivo.

Camilla Marianera resta in carcere: il Tribunale nega gli arresti domiciliari

Secondo ricostruito dai carabinieri e dalla Procura di Roma, la praticante avvocato e il suo compagno avrebbero rivelato delle notizie segrete in merito ad alcune indagini sul narcotraffico agli indagati, arrivando anche a rivelare la presenza di “cimici” nelle auto per intercettarli.

In qualità di delegata dell’assessore alle Pari Opportunità Monica Lucarelli, Camilla Marianera, infatti, riusciva ad ottenere delle informazioni strettamente riservate oltre ad altri documenti coperti dal segreto d’ufficio e le passava al clan dei Casamonica in cambio di soldi con l’aiuto del compagno Jacopo De Vivo.

 Ad aiutare l’avvocata e il fidanzato in quest’impresa, secondo le indagini, ci sarebbe anche una presunta “talpa”, ancora all’interno del Tribunale di Piazzale Clodio, al momento ignota.

Il Tribunale del Riesame di Roma, dunque, non ha accolto la richiesta del difensore di Marianera, l’avvocato Marco Marronaro, che nei giorni scorsi aveva chiesto gli arresti domiciliari per la donna.

Le accuse a carico della 27enne: ecco cosa ha fatto

La giovane praticante avvocato, Camilla Marianera, laureatasi qualche anno fa in giurisprudenza, collaborava con l’assessorato comunale alle attività produttive e alle pari opportunità nel ruolo di consulente dell’assessorato comunale alla sicurezza, partecipando così a diversi incontri del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Proprio tale contesto, secondo l’ordinanza di arresto della donna, sarebbe il luogo istituzionale in cui, “la possibilità di attingere notizie sensibili rispetto agli sviluppi di attività criminali è altissima”.

Avendo guadagnato la completa fiducia nella segretaria dell’assessora Lucarelli, completamente all’oscuro delle sue azioni, la 27enne agiva indisturbata acquisendo informazioni e documenti riservati allo scopo di venderli.

Nell’atto di accusa formulato dai Pm della Procura di Roma viene specificato che Camilla Marianera e Jacopo De Vivo, a partire dal 2021 e fino al dicembre scorso, ”erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta”.

Tra le informazioni che la giovane e il compagno erano riusciti a rivelare ci sarebbero anche quelle riguardanti intercettazioni su ultras, spacciatori e membri del clan dei Casamonica.  Quello messo in atto dalla coppia, per il gip Gaspare Sturzo era un vero e proprio “protocollo criminale”, e la giovane avvocata secondo quanto dichiarato dal gip, ha ”un profilo non secondario, perché capace di sapersi infiltrare nei gangli della burocrazia pubblica’‘.

Indagini ancora in corso

La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta in cui figurano i nomi di altri 5 funzionari delle cancellerie della Sorveglianza e della Corte d’Assise d’Appello che al momento sono indagati. In via precauzionale, due di loro sono stati affidati alla gestione di incarichi meno delicati o trasferiti in altri uffici.

Rimane, tuttavia, ancora da individuare la presunta ‘talpa’ che opererebbe ancora all’interno del Tribunale di Piazzale Clodio, ovvero, l’addetto all’ufficio intercettazioni, che avrebbe materialmente passato i documenti coperti dal segreto d’ufficio alla praticante avvocato e al suo compagno.

Allo scopo di identificare il presunto complice, nelle scorse settimane sono state effettuate una serie di perquisizioni nell’ufficio intercettazioni, della sorveglianza e in corte d’appello.

Oltre alla talpa in Procura, i carabinieri del nucleo investigativo stanno anche tentando di ricostruire la rete di rapporti e amicizie che legava i due fidanzati al clan dei Casamonica.