È allarme tra gli allevatori della provincia di Siena, dove, da qualche anno, la presenza di lupi sembrerebbe essere diventata insostenibile, danneggiando gli allevamenti ovini e, indirettamente, la filiera casearia, con conseguenze non solo economiche per il territorio e le comunità locali. “Non c’è più tempo da perdere – ha avvertito Federico Taddei, presidente della Confederazione Agricoltori di Siena, secondo quanto riportato dall’Agi -. Occorre che politica e istituzioni prendano coscienza della situazione e si arrivi a interventi risolutivi”. “Gli allevatori – ha aggiunto Roberto Bartolini, direttore della Cia Siena – sono esasperati, scoraggiati e stufi di perdere il frutto del loro duro lavoro. Si rischia la chiusura degli allevamenti e anche il conseguente abbandono dei territori, con danni ambientali, economici ed occupazionali”. Ne abbiamo parlato con Francesco Fabbrizzi, primo cittadino di Radicofani, uno dei comuni che, contando più allevamenti, è anche tra i maggiormente colpiti.

Emergenza lupi Toscana: le parole del sindaco di Radicofani, Francesco Fabbrizzi

Se imbattersi in un lupo fino a qualche anno fa era praticamente impossibile, da un po’, nelle campagne in provincia di Siena, non è più così raro avvistarli; anzi, in queste aree, i lupi sembrano aver perso la loro naturale diffidenza e sempre più si avvicinano nei luoghi frequentati dall’uomo. Che piaccia o meno, si tratta di predatori e da tali si comportano, attaccando le greggi e creando una serie di problemi a catena. Succede soprattutto nei comuni dove storicamente ci sono più allevamenti, soprattutto di ovini, come Radicofani, dove il numero delle pecore si è sempre aggirato attorno a un terzo e un quarto del totale della provincia di Siena e dove quindi i lupi si concentrano per cacciare più facilmente. A spiegarlo a TAG24 è Francesco Fabbrizzi, primo cittadino di Radicofani.

Essendo le pecore più facili da attaccare rispetto alla selvaggina (come caprioli o cinghiali), il lupo colpisce prevalentemente le greggi, creando notevoli danni – dice il sindaco -. Quello di cui gli allevatori del territorio si sono sempre lamentati non è tanto il danno relativo alla perdita delle pecore durante gli attacchi, ma i danni che ne conseguono, perché dopo le aggressioni si verifica una riduzione del latte che può arrivare fino al 30-40%, facendo diminuire anche il margine di guadagno.

A preoccupare gli allevatori – al di là della perdita di alcuni esemplari, sia uccisi, sia dispersi durante gli attacchi – sarebbero proprio le conseguenze che le predazioni di lupi hanno sulla filiera casearia: le pecore aggredite riducono la produzione di latte, che solitamente viene trasformato in formaggio, provocando grosse perdite economiche e mettendo a rischio le realtà occupazionali dell’area. Come a Contignano, frazione di Radicofani dove si trova uno dei caseifici più grandi della provincia di Siena, il Val d’Orcia, che conta oltre 50 dipendenti e i cui prodotti d’eccellenza sono un vanto non solo per la Toscana, ma per l’Italia e hanno una rilevanza addirittura europea. Produzioni che, in mancanza di interventi da parte dello Stato, rischiano di entrare in crisi.

È un problema a catena – continua Fabbrizzi -. Se aumentano i lupi, gli allevatori sono costretti ad aumentare il numero dei cani da pastore (come fanno già da qualche anno, usando prevalentemente pastori maremmani, ndr) che, oltre a non riuscire sempre a sorvegliare il gregge, sono a loro volta un problema per chi va a passeggiare o è in bici, perché non possono essere controllati costantemente. Si tenga conto del fatto che si parla di allevamente di centinaia di pecore (300-400), dislocati in aziende e appezzamenti di terreno enormi. Purtroppo in questo momento i lupi sono troppi e le denunce degli attacchi sono sottostimate, perché gli allevatori non sempre denunciano, o perché non ne vale la pena (gli indennizzi sono pochi, ndr) o perché non è facile capire quando le perdite sono provocate direttamente da lupi. Spesso, poi, si tratta di esemplari ibridi, di lupi incrociati con cani, che quindi non sono soggetti alla solita normativa riguardante i lupi. È complesso.

Il problema negli anni sembra essere aumentato sempre di più e gli allevatori sembrerebbero averle provate proprio tutte: al di là dei cani, nel tempo si sarebbero avvalsi anche di sistemi di prevenzione come le recinzioni che però, come ricorda Fabbrizzi, oltre ad essere anti-estetiche sono spesso anche molto costose. Una delle soluzioni, dice, potrebbe essere quella di attuare dei prelievi di lupi nei territori dove sono più presenti e portarli nelle aree meno coperte. “Spero che il Governo intervenga – conclude il sindaco -, sarebbe esagerato tutelare in modo eccessivo i lupi e non pensare a tutto il resto”.