L’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione dei primi mesi di Covid – 19 indagati tra cui Conte, Speranza, Fontana, Gallera e Locatelli – ruota attorno a tre assi: la chiusura e la riapertura dell’ospedale di Alzano, l’assenza di un piano pandemico aggiornato e la mancata apertura della zona rossa in Val Seriana. Proprio su questo ultimo punto, la procura ha acquisito nel gennaio del 2021 una bozza di decreto che avrebbe indicato, già dal 4 marzo, l’estensione della zona rossa ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro. La decisione finale, tuttavia, fu presa dal Governo e dell’ex premier Conte solo nella notte tra il 6 e il 7 marzo.
Si tratta dunque di una prova cruciale per la Procura che indaga per epidemia colposa, omicidio colposo e omissione di fatti di ufficio. Secondo gli inquirenti, i ritardi nell’istituzione della zona rossa hanno determinato la diffusione incontrollata del virus causando la morte di migliaia persone.
Inchiesta Covid Bergamo: lo spartiacque dell’indagine è una bozza di decreto rinvenuta al Ministero della Salute
Il rinvenimento di questa bozza di decreto – acquisita nel gennaio 2021 dalla Procura – è il vero spartiacque dell’indagine. Fino a ad allora, infatti, l’inchiesta della procura era stata incerta. L’ex Presidente del Consiglio Conte era stato già ascoltato sui fatti di Nembro e Alzano e la sua decisione era apparsa ai pm come esclusivamente politica, pertanto non perseguibile sul piano penale. Il ritrovamento del decreto, invece, ha ribaltato tutto.
Alla data del 4 marzo, infatti, il Governo era già vicino all’istituzione della zona rossa in Val Seriana. Certo della decisione era sicuramente il ministro Speranza che aveva dato il via libera apponendo la sua firma. Il Presidente del Consiglio Conte aveva invece atteso tre giorni, prendendo la decisione finale solo tra la notte tra il 6 e il 7 marzo.
Nell’inchiesta sul Covid la Procura di Bergamo vuole accertare il perché di questo ritardo e, soprattutto, le conseguenze dello stesso. L’acquisizione testimonia infatti la spaccatura interna al Governo sul da farsi. Se la firma di Speranza appare infatti indicare la decisione del ministro della Salute di seguire immediatamente le indicazioni del Comitato tecnico scientifico pervenute il giorno prima, la mancata conferma del presidente del Consiglio Conte testimonia un temporeggiamento perseguibile penalmente. Non a caso Speranza non dovrà rispondere di questa accusa poiché indagato solo per la mancata attuazione del piano pandemico.
Si attendono dunque gli sviluppi di un’indagine che già ha determinato un vero e proprio terremoto politico e una spaccatura nell’opinione pubblica. Da un lato, infatti, le famiglie delle vittime di quella prima terribile ondata di Covid chiedono verità. Dall’altra insistenti voci si alzano a difesa di scelte prese in un momento di estrema incertezza, a fronte di un virus sconosciuto, che non possono essere giudicate con le consapevolezze e le conoscenze che si hanno oggi. Giuseppe Conte, intanto, ha fatto sapere di ritenere di aver agito con la massima umiltà. “Risponderò nelle sedi opportune ma non vi aspettate da me show mediatici“