Spari e minacce Messi. Spari contro un supermercato della famiglia della moglie di Lionel Messi. E’ successo questa notte, 2 marzo, intorno alle 3 di notte a Rosario, città natale del campione argentino. 14 colpi sparati in direzione del negozio della famiglia della compagna del numero 10 argentino e anche un biglietto con delle minacce ‘Ti stiamo aspettando’, scrive chi ha voluto spaventare Messi e i familiari della moglie. E poi ‘Messi ti stiamo aspettando, Javkin è un narco, non ti proteggerà’. Il riferimento è al sindaco della città, Rosario Pablo Javkin. Dalle stelle alle stalle verrebbe da dire, per il campione che proprio meno di tre mesi fa ha trinfato al mondiale con la sua Argentina, salendo sul tetto del mondo ed è stato portato in trionfo come una divinità e ora invece sarebbe finito forse nel mirino della malavita del suo paese. Perché se è vero che gli spari sono stati diretti al negozio della famiglia della moglie Antonella Roccuzzo, è anche vero che il biglietto che sarebbe stato lasciato li davanti portava proprio il nome del campione del PsG. Rosario, la città natale del numero 10 Rosario da diverso tempo soffre di una diffusa presenza della criminalità organizzata legata al traffico di droga al punto da essere soprannominata “la Chicago argentina“.

Spari e minacce a Messi, l’episodio si è verificato nella città natale del campione

Rosario Pablo Javkin che viene chiamato in causa nel biglietto è il sindaco di Rosario che ci ha tenuto a respingere le illazioni nei suoi confronti, definendo gli autori come delle “persone infide“. In un’intervista concessa all’emittente locale Radio 2, Javkin ha spiegato che una delle sue priorità sarà quella di mettere sotto sicurezza la famiglia Rocuzzo, già da lui contattata dopo l’atto intimidatorio. “Dobbiamo prenderci cura di loro“, ha spiegato il primo cittadino, “si tratta di una famiglia che lavora onestamente da tanti anni e non c’entra niente con tutto questo“. Parole arrivate dopo che era stata avanzata l’ipotesi che potesse trattarsi di una richiesta di pagamento non effettuata. Secondo il sindaco è molto probabile che queste siano azioni connesse alla criminalità organizzata che imperversa in città e alla narcoeconomia. Il fatto di aver scelto di puntare un supermercato appartenente alla moglie di Messi sia stato un modo per dare maggiore risalto al messaggio.

Minacce a Messi, il sindaco della città citato nel biglietto ha più volte denunciato l’avanzare della malavita a Rosario

Solo un mese fa, lo stesso sindaco, aveva fornito una dura descrizione di come sia difficile ora la vita a Rosario. Ha raccontato cosa sta avvenendo per le strade della sua città. I tentacoli della droga stanno arrivando ovunque a Rosario, causando anche un terremoto politico. L’incedere della malavita è costata il posto al ministro della Sicurezza di Santa Fe. Il sindaco ha più volte ripetuto nelle scorse settimane l’assenza del giusto numero di autopattuglie necessarie a presidiare le strade. “A Rosario ce ne sono pochissime libere disponibili, la metà, minimo, di quelle che sarebbe necessario avere”, ha dichiarato il primo cittadino di Rosario. “Mi sono stancato di ripeterlo, ma devo dirlo: non ho la Polizia Municipale. E dove sono le forze dell’ordine?“. Il supermercato ‘Unico’ preso di mira, è gestito da uno dei cugini della moglie del capitano della Nazionale argentina, Antonella Roccuzzo. I 14 proiettili hanno colpito le vetrine del negozio. Un avvertimento che si intreccia con una serie di problemi di ordine pubblico che stanno mettendo in ginocchio la città di Rosario dove da due settimane si sono registrati scontri con le forze dell’ordine sulla gestione e il controllo del territorio. Il sindaco ha seminato dubbi sull’operato delle forze dell’ordine insistendo sul fatto che “è molto infido” quanto accaduto: “Quale notizia più importante si può generare se si vuole creare il caos in città?”, si è chiesto il sindaco.

Messi e le minacce del 2017

Inevitabilmente quello che è successo stanotte a Rosario, riporta ad un’altra brutta esperienza che vide protagonista Lionel Messi. Accadde nel 2017, prima del mondiale del 2018 in Russia, che gli estremisti islamici dell’Isis presero l’immagine del giocatore più rappresentativo per attirare l’attenzione e lanciare messaggi intimidatori. Quella volta comparve una foto in cui il giocatore, allora del Barcellona, piangeva lacrime di sangue dietro le sbarre di una prigione. A corredo dell’immagine, la frase: “State combattendo uno stato che non conosce la parola fallimento nel suo dizionario”.