Doppia denuncia per Ja Morant, la stella NBA dei Memphis Grizzlies. Secondo quanto riportato dalla giornalista del Washington Post, Molly Hensley-Clancy, le accuse risalgono all’estate scorsa e sono di rissa con un addetto alla sicurezza di un centro commerciale e di lesioni aggravate e minaccia con arma da fuoco ai danni di un ragazzo di diciassette anni. L’agente del giocatore Jim Tanner e l’avvocato Keenan Carter hanno rilasciato una nota per chiarire i due fatti: “La NBA ha già indagato sul caso, non trovando alcune prove per incriminare Ja. Si è trattata di legittima difesa, la polizia ha investigato sull’avvenimento e ci sono decine di testimoni che confermano questa versione. Queste nuove accuse sono profondamente diffamatorie, considerando il suo impegno nei confronti della comunità”.
La prima denuncia per Ja Morant
Il primo episodio riguarda un dipendente di un negozio in un centro commerciale locale con il quale la madre di Morant avrebbe avuto una discussione. Il giocatore, stando a quanto trascritto nei rapporti della polizia, si sarebbe presentato poco dopo con altre nove persone. All’arrivo delle forze dell’ordine il confronto verbale si è intensificato fino a quando qualcuno del gruppo avrebbe colpito il direttore della sicurezza in testa. La denuncia non ha avuto seguito e sul momento le parti hanno lasciato il luogo della lite e non sono stati effettuati arresti.
La seconda denuncia per Ja Morant
Pochi giorni dopo la discussione al centro commerciale è arrivata la seconda denuncia, questa volta effettuata da un ragazzo di diciassette anni. Il giovane è un prospetto della pallacanestro liceale che si stava allenando a casa di Ja Morant dopo averlo conosciuto poche settimane prima. Il giovane ha dichiarato alla polizia di essere stato picchiato più volte, nel corso di una partitella a casa di Morant. In particolare, il cestista avrebbe tirato la palla con violenza al petto del ragazzo. Il giovane l’avrebbe bloccata e scagliata con altrettanta forza verso il giocatore, che avrebbe mancato la presa e sarebbe stato colpito al mento. A quel punto il numero 12 di Memphis avrebbe appoggiato il mento sulla spalla del ragazzo e chiesto ai presenti: “Devo dargliele?”. Dopo l’assenso dei presenti, Morant e alcuni suoi amici si sarebbero scagliati sul ragazzo.
“Sono caduto per terra e ho cercato di coprirmi la faccia. Ma hanno continuato a colpirmi la faccia, la testa e altre parti del corpo. Ja mi ha colpito 12, 13 volte”. Il ragazzo ha confessato allo Sceriffo di Shelby County che mentre stava andando verso la sua macchina, il giocatore sarebbe entrato in casa e avrebbe preso una pistola.
Interrogato dalla polizia, Morant ha dichiarato di aver agito per autodifesa. Contattato dalla stampa locale il suo agente, Jim Tanner, che ha spiegato che “le accuse non sussistono, sono solo voci messe in giro da persone che vogliono smantellare la reputazione di Morant e prosciugare le sue finanze.” Circa due settimane dopo l’episodio Morant e la sua famiglia hanno dichiarato di sentirsi spaventati. Il ragazzo avrebbe infatti detto che sarebbe tornato e avrebbe “fatto saltare in aria la sua casa come un fuoco d’artificio”.
Non è il primo caso
A gennaio era stato coinvolto in una investigazione dopo la gara fra i Memphis Grizzlies e gli Indiana Pacers disputata al FedEx Forum, impianto di casa per Ja Morant. Un suo amico, Davonte Pack, seduto a bordo campo col padre Tee è stato bandito per un anno per le partite della squadra dopo un divarbio con alcuni giocatori ospiti. I fatti si sarebbero aggravati però dopo la fine del match quando ad alcuni membri dei Pacers, pronti a lasciare il palazzo sul bus, sarebbe stato puntato un laser rosso. Da alcune dichiarazioni raccolte dalla Lega emerge la paura che quella luce arrivasse da una pistola di qualcuno dell’entourage di Morant.
Incredulo il giocatore che dopo la sanzione al suo amico, si è espresso pubblicamente sulla questione con un tweet: “Hanno permesso ad un articolo di dipingere negativamente me e la mia famiglia, e di bandire un mio amico dalle partite per un anno. Incredibile“.