Lo scioglimento del ghiaccio marino in Antartide preoccupa sempre di più gli scienziati. Lo scorso 21 febbraio è stato registrato il minimo storico da quando è stato avviato il monitoraggio via satellite nel 1979. Si è raggiunta l’estensione minima annuale di 1,79 milioni di chilometri quadrati battendo il record negativo del 2022 con 1,9 milioni di chilometri quadrati. Lo rende noto il National Snow and Ice Data Center (Nsidc) dell’Università del Colorado attraverso un bollettino ancora provvisorio considerato che “il cambiamento dei venti o la fusione alla fine della stagione potrebbero ridurre ulteriormente l’estensione del ghiaccio antartico“.
Quasi tutto il ghiaccio rimanente si trova nel mare di Weddell, con blocchi isolati lungo le coste della Principessa Astrid e della Principessa Ragnhild, nelle regioni orientali della Terra di Wilkes e nella baia di Pine Island. Anche il 2017 e il 2018 hanno fatto segnare estensioni dei ghiacci molto ridotte. Questa tendenza fa ipotizzare che il riscaldamento globale stia ormai colpendo anche i ghiacci intorno all’Antartide, ma per avere una conferma statisticamente significativa bisognerà raccogliere dati su un periodo di tempo più lungo.
Scioglimento ghiaccio marino antartide. Il report del Nsidc
Il centro dell’Università del Colorado monitora costantemente lo stato dell’Antartide: “L’estensione del ghiaccio marino antartico sembra aver superato il minimo storico stabilito lo scorso anno. Con un paio di settimane in più probabilmente rimaste nella stagione dello scioglimento, si prevede che l’estensione diminuirà ulteriormente prima di raggiungere il suo minimo annuale. Gran parte della costa antartica è priva di ghiaccio, esponendo le banchise di ghiaccio che delimitano la calotta glaciale all’azione delle onde e a condizioni più calde“.
Allo stato attuale, secondo il NSIDC, lo scioglimento “ha in gran parte eliminato la copertura di ghiaccio nei mari di Amundsen e Bellingshausen e ha ridotto l’estensione del ghiaccio marino nel mare di Weddell nordoccidentale. Il ghiaccio marino è irregolare e quasi assente su un lungo tratto della costa dell’Antartide affacciata sul Pacifico. Studi precedenti hanno collegato la bassa copertura di ghiaccio marino a sollecitazioni indotte dalle onde sulle banchise di ghiaccio galleggianti che circondano il continente, portando alla rottura delle aree più deboli”.
Cosa è il ghiaccio marino?
All’inizio dell’inverno la superficie del mare viene coperta da una sottile pellicola di ghiaccio dello spessore di 2-3 m (la banchisa) che si forma per il congelamento dell’acqua di mare e che si estende per circa 20 milioni di km2. Alla fine dell’estate (febbraio) la banchisa si riduce intorno a 4 milioni di km2. E’ questo un processo di importanza globale per il sistema climatico ed è uno dei più rilevanti del Pianeta in termini di estensione e di energia coinvolta. La formazione della banchisa polare è influenzata da vari fattori, i più importanti dei quali sono le condizioni meteorologiche locali. Il congelamento avviene a temperatura intorno a -1,8° C ed inizia nel mese di marzo per proseguire con un rapido aumento nel periodo aprile-luglio. Il processo continua sino a settembre/ottobre.
Al centro del continente, l’atmosfera è stratificata e stabile ed i venti sono, in genere, deboli con velocità attorno ai 15 km/h durante tutto l’anno. L’aria fredda e più densa di quella delle zone circostanti tende a scendere dall’interno del continente dando origine ai ben noti venti catabatici, che raggiungono velocità molto elevate, anche superiori a 300 km/h.
All’interno della banchisa restano localmente isolate aree di mare completamente libere dai ghiacci, note come polynya. La loro ampiezza è variabile e può raggiungere superfici pari a quella dell’ Italia. Esistono sia polynya costiere condizionate dai venti catabatici (provenienti dal continente), sia polynya oceaniche condizionate dall’azione delle correnti.
Con il sopraggiungere della stagione estiva sia per l’aumento della temperatura sia per la risalita delle acque intermedie più calde, si determina la frantumazione e lo scioglimento della banchisa: lastroni galleggianti vanno alla deriva verso nord secondo le direzioni del vento e delle correnti marine.