Amputazione pene Arezzo. Si tratta dell’ennesimo errore medico costato molto ad un uomo al quale era stato diagnosticato un tumore al pene ed era stato sottoposto ad un intervento di amputazione a novembre 2018. Oggi, la vittima chiede il risarcimento dei danni dal momento che si sarebbe trattato di un sbaglio e l’urologo interessato è sotto accusa.
Amputazione pene Arezzo ad un uomo per tumore inesistente
Un uomo di 69 anni ad ottobre 2018 ha scoperto di avere un tumore al pene e un mese dopo è stato operato d’urgenza per amputarlo. L’intervento sarebbe andato bene se non fosse per il fatto che si è trattato di un errore da parte dell’urologo che ha sbagliato diagnosi. L’operazione è stata eseguita all’ospedale San Donato di Arezzo, Si pensava ad una patologia tumorale al pene poi smentita dagli esami istologici “tardivi”, secondo i legali del paziente, sui tessuti prelevati.
Urologo sotto accusa
Oggi, dopo cinque anni l’urologo coinvolto nella diagnosi sarebbe sotto accusa. Si tratta di un giovane dottore che all’epoca dei fatti aveva appena trent’anni. La vittima avrebbe chiesto il risarcimento dei danni. Si tratta, senza dubbio, di un caso sanitario delicato che è oggetto di un fascicolo giudiziario per cui è prevista l’udienza il 9 marzo e sarà seguito dal giudice del Tribunale di Arezzo, Claudio Lara, per l’udienza preliminare.
Amputazione di braccia e gambe, un altro errore medico
E’ di qualche giorno fa la notizia di un altro errore medico nei confronti di una donna di Terni alla quale sono state amputate braccia e gambe poiché le era stato diagnosticato un tumore. La diretta interessata è Anna Leonori, 46 anni, madre di due ragazzi che quattro anni fa ha scoperto di avere un cancro ma che dopo un’amputazione e qualche anno ha saputo si è trattato di uno sbaglio.
“Sono stata costretta a rivivere il mio calvario, a sottopormi a una visita di fronte ad una quindicina di periti. Tutto questo in attesa di avere giustizia per i danni che ho subito. La cosa che mi addolora è che l’ospedale di Terni, la mia città, in tutti questi anni non mi ha neppure chiamato a visita – poi spiegato nel corso dell’accertamento tecnico preventivo al quale si è dovuta sottoporsi per l’indagine – I periti concluderanno il loro lavoro a giugno. Non so come andrà a finire questa fase ma so con certezza che non si libereranno di me in alcun modo. Se sarà necessario affronterò anche il processo”.
Bisognerà attendere la decisione da parte del collegio peritale che dovrà pronunciarsi sui danni patiti da Anna. E sono proprio gli ospedali di “Santa Maria” di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna ad essere stati chiamati in causa. L’avvocata Francesca Abbati si sta occupando della pratica ed è stata proprio lei ad inoltrare una richiesta di apertura di sinistro per il risarcimento del danno patito dalla donna, madre di due ragazzi di 13 e 17 anni. La procedura inizialmente non ha avuto esito, così l’Abbati e la collega Simona Leonelli non hanno perso occasione e si sono rivolte al tribunale civile.
La donna, a cui sono state amputate braccia e gambe, è stata aiutata dalla campionessa Bebe Vio che le ha donato le protesi di nuova generazione acquistate grazie a tante persone di buon cuore. “Ha segnato tutto il mio percorso, grazie Bebe Vio”. Ha raccontato Anna che ha incontrato per la prima volta l’atleta nel 2019. “Imparerai a spostarti da un posto all’altro e nelle valigie avrai solo protesi. Farai una vita che si avvicina il più possibile alla normalità” le ha detto Bebe Vio che tanti anni fa ha subito la stessa operazione a causa di una meningite per cui ha rischiato la vita.