È un vulcano Aurelio De Laurentiis che parte all’attacco contro la questione diritti tv per poi fare una analisi del calcio a 360°. Dal numero esagerato di partite fino alle competizioni organizzate dalla Uefa: “Nessuno ne vuole parlare. Questo calcio non funziona ed è morto. Chi lo gestisce non ha interesse a farlo lievitare”. Una battuta inevitabile sull’idea Superlega a cui il Napoli era stato invitato ma il patron partenopeo aveva immediatamente rifiutato.
De Laurentiis contro i diritti tv
Aurelio De Laurentiis è intervenuto ai microfoni di ‘Tutti convocati’ su Radio 24: “La Melandri ha distrutto prima il cinema e poi il calcio. Nessuno ha mai avuto il coraggio di chiedere come si è permessa la Melandri di diminuire la produttività del calcio e limitare le nostre possibilità di gestione dell’impresa. Non ci deve essere nessuna legge che mi limita, è anticostituzionale. Perché devono prendere decisione sul calcio persone che non hanno coscienza e conoscenza?“. Ne ha per tutti, incluso anche Pierluigi Pardo, uno dei conduttori della trasmissione: “Vedo che a Radio24 state parlando sempre più spesso di noi, è bellissimo. Pardo è nemico della qualità perché lavora per l’emittente che manda in onda sempre in ritardo e con una qualità scadente le partite“.
“Giochiamo troppo, roviniamo troppo i nostri giocatori e li sottoponiamo a rischi particolari che poi in caso di gravi infortuni possono trasformarsi in pesanti minusvalenze. Qui non si fa mai luce su ciò che è la logica dell’economia: a me sta benissimo il merito e lo spirito della sportività, ci mancherebbe altro, perché è ciò che accomuna la passione per lo sport. Però poi dopo bisogna combinare i fattori della produzione con le esigenze di un mercato che è sempre più esigente. Ma se i proventi per investire sempre di più questo calcio è morto, non funziona. E se chi non riesce a farlo lievitare perché è lì?” prosegue il presidente del Napoli.
Fare calcio è fare impresa
Fare impresa è fondamentale per Aurelio De Laurentiis che oltre il Napoli, ha costruito un impero nel cinema: “Mi ha colpito un’intervista di una giovanissima signora che ha una squadra minore, l’Entella, che ha espresso un concetto molto chiaro: è possibile che tutto quello che è imprenditorialità sia nelle mani di menti che non hanno cultura dell’impresa, ma sono ex calciatori, ex procuratori? Fare l’imprenditore è un’altra cosa. Siamo sempre schiavi del vecchio perché è facile da cavalcare, se fai il prenditore e non l’imprenditore si cerca sempre il vecchio, si parla del passato e non del futuro. Noi siamo tutti responsabili dell’allontanamento delle giovani generazioni. Il gioco del calcio non si è mai rinnovato, è estremamente vecchio. Poi capita il Covid e ci si inventano le interruzioni ogni dieci minuti perché si gioca in estate. Io ho sempre sostenuto il VAR per primo e infatti in Italia sta funzionando. In Italia non si fa tesoro delle esperienze del mondo“.
Riforma delle competizioni UEFA ma no alla Superlega
Il patron del Napoli insiste su un modello sportivo che ancora si ignora sia in Italia che in Europa: “Se l’NBA e il Football Americano fanno 10 miliardi di incasso all’anno una ragione ci sarà. In Europa invece non ci riusciamo perché siamo ancora alla Champions, all’Europa League e alla Conference League. Ma chi se ne importa di viaggiare per la Conference o l’Europa League? Nessuno ne vuole parlare. Questo calcio non funziona ed è morto. Chi lo gestisce non ha interesse a farlo lievitare“.
Ma non parlategli di Superlega: “Agnelli me lo propose ma risposi giammai. Lui voleva farla per una élite selezionata di squadre. Oggi è sbagliato continuare a fare le competizioni europee, è sbagliato che la UEFA incassi 800 milioni che non si sa che fine fanno. Facciamo un campionato europeo e mettiamo 10 miliardi sul tavolo dove le prime sei di un campionato importante o la prima di un campionato minore deve giocare contro tutti, partite secche“.