La statua della Sirenetta di Copenaghen è stata imbrattata con i colori della bandiera russa.

Sulla roccia su cui poggia la statua bronzea, simbolo della capitale danese, sono state dipinte le tre strisce di colore, bianco, blu e rosso, in segno di provocazione. L’atto vandalico è stato scoperto oggi, 2 marzo 2023.

Vandalizzata la statua della Sirenetta di Copenaghen con i colori della bandiera russa

L’iconica statua della Sirenetta a Copenaghen, in Danimarca, è tornata ad essere presa di mira dai vandali.

Posta su uno scoglio del porto della capitale e affacciata sul Mar Baltico, venne eretta nel 1913 e fin da subito fu al centro di leggende e aneddoti ma anche di atti vandalici.

Questa volta, la roccia su cui poggia la Sirenetta è stata imbrattata da ignoti con i colori della bandiera russa, come a manifestare un chiaro segno di sostegno verso la Russia nella guerra contro l’Ucraina.

A riportare la notizia è stata l’agenzia di stampa danese “Ritzau”, riportando quanto riferito dal capo della Polizia di Copenaghen, Martin Kajberg “Ovviamente stiamo avviando un’indagine per scoprire chi è stato, quando e come è successo, stiamo indagando“.

Al momento, infatti, non si conosce l’identità degli autori di questo gesto, tuttavia, sul caso è già stata avviata un’inchiesta e le forze dell’ordine sono già al lavoro per risalire ai colpevoli.

Sul posto, oltre agli agenti della Polizia danese, sono arrivate anche le squadre di pulizia locali che si occuperanno di ripulire l’iconica statua di Copenaghen.

I precedenti atti vandalici

Il monumento simbolo del Paese si rifà al romanzo ottocentesco dello scrittore danese Hans Christian Andersen.  In particolare, la statua rappresenta la scena in cui la Piccola Sirenetta diventa umana.

Nonostante l’alto valore simbolico che ha assunto negli anni, questa non è la prima volta che il monumento subisce atti vandalici.

Alcune parti della statua della Sirenetta di Copenaghen, infatti, non sono più quelle originali ma sono delle repliche. La sua testa, ad esempio, fu rubata per ben due volte. Una prima volta nel 1964 e successivamente, anche nel 1998.

Nel corso degli anni, le fu portato via un braccio oltre anche ad essere stata imbrattata varie volte con della vernice. Nel 2003, inoltre, venne utilizzato dell’esplosivo allo scopo di distaccare statua dalla roccia su cui poggia.

Nonostante ciò, la statua della Sirenetta è così celebre da attirare ogni anno milioni di turisti e curiosi, diventando una delle attrazioni più visitate della capitale danese.

A testimonianza della sua fama, la statua è stata replicata diverse volte e nel mondo ci sono ben 13 copie autorizzate dell’originale. Alcune di queste sono presenti anche in Italia, in particolare, a Lacco Ameno in Campania e in Sicilia, una sul lungomare di Giardini Naxos e la seconda ad profondità di circa 18 metri nell’area marina protetta del Plemmirio.

La storia della statua della Sirenetta di Copenaghen

Alta circa 125 centimetri e con un peso di 180 chili, la statua della Sirenetta venne progettata per volere di Carl Jacobsen per omaggiare la città di Copenaghen con una scultura unica. Per realizzarla, il progetto venne affidato allo scultore danese Edvard Eriksen. 

Con questo monumento, Jacobsen voleva rendere un tributo allo scrittore danese Hans Christian Andersen e al suo capolavoro, il celebre romanzo ottocentesco della Sirenetta.

Il viso rivolto verso il mare raffigura la tristezza della giovane protagonista che, secondo il racconto, rinunciò alla sua vita in mare per stare accanto al suo amato.

La Sirenetta, infatti, racconta la storia d’amore tra un principe e una sirena. Per amore dell’amato, la giovane sirena abbandonò il mare per divenire una donna e donò la propria voce in cambio di un paio di gambe. Tuttavia, la storia finisce in modo molto triste, in quanto, non ricevendo il bacio dal suo amato principe, la protagonista si trasformò in schiuma marina.

Così Carl Jacobsen, proprietario del birrificio Carlsberg, affascinato dalla fiaba ne volle realizzare una statua che oggi è collocata al porto di Copenaghen.