È allarme nella provincia di Foggia dove si sarebbero registrati già 5 casi di Trichinosi dell’uomo. La notizia è stata confermata da Michele Merla, sindaco di San Marco in Lamis, dove le persone infettate risiedono.  

In un primo momento l’ASL di Foggia aveva comunicato che fossero 3 i casi di sospetta infezione ma poche ore dopo il numero è salito a 5 e ciò ha indotto gli esperti a mettere in atto le contromisure per arginare la possibile infestazione del parassita Trichinella.

Il Servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale ha perciò iniziato una vasta attività di controllo dei capi di bestiame e soprattutto dei prodotti alimentari già macellati. Il parassita infatti si trasmette all’uomo nel consumo di carne infettata non sufficientemente cotta.

Tra i casi accertati, la persona che ha avuto i sintomi più gravi è stata ricoverata l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. La condizione clinica degli altri quattro soggetti infetti non destano particolare preoccupazione e non hanno richiesto il ricovero ospedaliero.

Già in passato la regione Puglia è stata colpita da diversi casi di questa infezione e per questo motivo le autorità hanno immediatamente predisposto ogni procedura per accertare quale sia l’origine dei prodotti contaminati.

I focolai osservati negli anni scorsi riguardavano il consumo di carne cruda di cavallo importate dall’estero o di suino allevati allo stato brado e macellati clandestinamente. Non è raro poi che cacciatori locali macellino autonomamente cinghiali o altre prede selvatiche senza sapere che siano infetti. L’Asl Foggia invita infatti quest’ultimi a richiedere una gratuita ispezione sanitaria con il prelievo di muscolo per l’esame trichicoscopico.

Foggia allarme trichinosi: cos’è

La Trichinella è un parassita appartenente alla famiglia del phylum Nematoda e si diffonde prevalentemente negli animali carnivori o onnivori. Il parassita riesce a resistere per molto tempo nelle carni in putrefazione e sopravvive anche quando ingerito da un altro animale.

Nell’uomo la trasmissione avviene per via alimentare con il consumo di carne contenente le larve del parassita non sufficientemente cotta. La cottura totale consente infatti di debellare ogni rischio di trasmissione dell’infezione, purché la parte interna delle carni raggiunga i 70 C° per almeno 4 minuti e in tutti i suoi punti il colore viri dal rosa al bruno.

Non è invece efficace il congelamento a -15 °C poiché si è appurato che il parassita riesce a sopravvivere in queste condizioni anche per un mese, così come sono da evitare trattamenti come la salatura o l’essiccatura.

I sintomi

Le condizioni di un paziente umano affetto da trichinosi possono variare dall’asintomaticità o a casi particolarmente gravi che possono portare anche alla morte.

La manifestazione più diffusa della contrazione dell’infezione parassitaria è la dissenteria, generalmente associata anche a dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, sensibilità estrema alla luce e febbre.

L’infezione viene confermata attraverso esami sierologici dalla presenza di marcata eosinofilia (fino al 70%), leucocitosi e dall’aumento degli enzimi muscolari (Cpk). In alcuni casi si può arrivare a verificare la positività alla Trichinella tramite una biopsia muscolare.

Non è difficile ricondurre l’infezione all’alimento assunto: generalmente il periodo di incubazione nell’uomo varia dagli 8 e ai 15 giorni anche se in alcuni casi la manifestazione dei primi sintomi è avvenuta dopo 45 giorni in relazione alla quantità di parassiti ingeriti.

Gli esperti consigliano attenzione igieniche soprattutto in fase di macellazione. Quando la selvaggina o i capi di maiale vengono macellati a domicilio dovrebbero essere prima esaminati da un veterinario per accertare o meno la presenza delle larve del parassita nelle carni.

Quando invece è a priori noto che il bestiame è stato contaminato si deve congelare il prodotto a temperature inferiori a -15°C per un tempo superiore a 30 giorni. Solo in questo modo sarà certo l’uccisione delle larve e la proliferazione del parassita.

Nel caso di maiali occorre impedire che questi si cibino di carne cruda di animali e controllare che non ci siano ratti infestati nella zona di allevamento. Quando si cacciano invece cinghiali sarebbe auspicabile richiedere il controllo delle carni da parte del Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale, segnalare eventuali carcasse di animali morti nei boschi, come volpi o lupi, che potrebbero essere contaminate e perpetuare il ciclo tra gli animali selvatici.

In ultimo non dovrebbero mai essere abbandonate viscere o carcasse di animali selvatici nell’ambiente per impedire l’eventuale proliferazione del parassita.