Il Napoli di Luciano Spalletti continua a volare sulle ali dell’entusiasmo – e dei risultati. Dopo l’ultima vittoria contro l’Empoli e la sconfitta dell’Inter con il Bologna, gli azzurri si trovano a 18 punti sul secondo posto: un margine da urlo, capace di spingere sempre di più la squadra partenopea verso lo Scudetto. Il Napoli, però, vuole continuare a ragionare partita per partita. È il diktat di Spalletti, che alla vigilia della gara contro la Lazio è intervenuto in conferenza stampa per presentare la sfida. Di seguito le sue parole, riportate da TMW, sulla gara, che può rappresentare la chiusura di un ciclo avviato con Sarri: “Ci portiamo dietro una cultura di lavoro iniziata anche da altri, un modo di stare in campo che erano caratteristiche di alcuni giocatori precedenti. Sarri ha delle cose che sono simili, piace andare entrambi in tuta, a me anche quando passeggio mi piacciono le scarpette (ride, ndr), poi l’idea di voler comandare il gioco. È stato anche un tema nell’ultimo periodo, possesso palla o non possesso (ride, ndr). Il possesso ti fa decidere dove vuoi giocarla, poi è fondamentale saper alternare ritmi e dimensioni del possesso, ma qui poi si va in discorsi più profondi. Si dice gioco verticale… anche quello, si deve alternare perché dipende se gli altri ti vengono a prendere o meno, se vengono a prenderti la difesa deve salire… lui è stato un po’ un masaniello calcistico, si è reso capo-popolo di una rivolta del modo di vedere il calcio. Io a casa sceglievo sempre di vedere il Napoli di Sarri e lo applaudivo in piedi. Non m’importa meglio o peggio, ho preso quello che volevo prendere, quando ho potuto sono andato a vedere le partite e sui campi di Castel Volturno ancora ci sono le linee di passaggio del suo calcio. Poi non mi fregano i paragoni”.

Napoli-Lazio, le parole di Spalletti

Proseguendo, Spalletti ha parlato del cambio di percezione e di umore in città, che vive l’attesa di un evenetuale Scudetto con più equilibrio. Da cosa dipende quest’adattamento? “Sicuramente da una conoscenza del calcio in generale, una maturità di saper valutare le cose come funzionano nella vita. E’ fondamentale che non vadano ad aspettarci all’arrivo, ma che scendano in campo con noi ad ogni partita. Non date retta a chi vuole farci togliere le mani dal volante, farcele alzare in segno di vittoria quando abbiamo tante curve da affrontare!”.

L’allenatore azzurro si è poi soffermato sulle belle parole che Osimhen e altri giocatori esprimono su di lui: “Prova ad intervistare Demme o chi gioca meno e vediamo, è uno di quelli che meriterebbe di giocare per qualità, esperienza. Per me è facile lavorare con ragazzi che hanno qualità, attitudine all’ascolto, all’apprendimento perché c’è sempre la possibilità di andare avanti. Li ringrazio, ma sono sempre loro gli artefici di quello che sta succedendo”.

Sulla questione Scudetto, Spalletti ha continuato a predicare equilibrio: “Ognuno quando fa questo mestiere sogna il massimo, poi c’è anche altro che dà soddisfazione. Non sono tra quelli del vincere a tutti i costi e poi l’anno dopo fallire. Mi piace collaborare con la società per fare un discorso corretto per gli obiettivi comuni”.

Spalletti: “Sarri e lo Scudetto perso in albergo? Andrebbe chiesto a lui”

Interrogato sulla partita di andata e sull’eventualità in cui quella avesse rappresentato un bivio nel campionato del Napoli, Spalletti ha risposto così: “Non credo. Secondo me invece la svolta l’hanno darta le due gare precedenti, è rimasta la stessa mentalità, hanno creato disponibilità al sacrificio e poi se continui, non essendo a quel livello un giorno ti svegli, riprovi e sei a quel livello lì con la costanza. Succede sempre, altrimenti non avrebbe significato il modo di lavorare”.

Riferendosi ai tempi in cui allenava il Napoli, Sarri spiegò che perse lo Scudetto in albergo, guardando Inter-Juve. Queste le parole di Spalletti a riguardo: Bisognerebbe chiederlo a lui, anche se quel risultato lì ha influito sulla corsa, secondo lui molto. Io prendo sempre me come obiettivo alle cose che non vanno, non altri, la stavamo vincendo, ho fatto sostituzioni che hanno determinato quella roba lì perché poi tutti vanno a finire lì, ma io le rifarei perché eravamo molto sofferenti in quel momento in 10 uomini, ma io responsabile di quello che ha fatto il Napoli mi date troppo responsabilità. Errore Orsato? Non ne parlo, io scelgo sempre me come responsabile di ciò che non è andato. Sbagliammo dei gol, potevamo avere un atteggiamento diverso, il responsabile ero io e si poteva fare quello che ha fatto il Napoli ad Empoli anche di fronte c’era la Juve, la più forte”.

Chiusura finale sulla possibilità di aprire un ciclo visto il distacco momentaneo dalle altre squadre: “È un’osservazione interessante, sono basi buone, un gruppo forte, sano, roba fresca che può esploderti in mano e può durare negli anni. Qui la società è stata brava, Giuntoli bravissimo a sceglierli, individuarli, poi funziona così che tramite i suoi collaboratori tira fuori una serie di nomi poi c’è da vedere se la società te li compra o meno, tenendo conto le possibilità che giustamente un presidente attento ha come riferimenti. Può succedere di aprire un ciclo, ci sono ragazzi fuori che hanno giocato poco ed hanno qualità enorme e che ogni volta che ne scelgo 11 mi piange il cuore, Elmas va fatto giocare, lui non è mai venuto ma se venisse a chiedermi cosa deve fare per giocare io sarei in prigione, non saprei cosa rispondere. C’è Raspadori, il presidente ce l’ha messo a disposizione, sembrava difficile, è arrivato, è il futuro dell’Italia e non l’ho fatto giocare, c’è Gaetano, stravedo, Zerbin che ha disponibilità, Zedadka non l’avete mai visto ma mi avrebbe fatto piacere passare in Coppa per farvelo vedere”.