Il Bourbon è alle prese con una grossa crisi di materie prime che, a meno di un cambiamento di rotta immediato, potrebbe metterne a rischio la produzione futura del whisky come lo conosciamo oggi.
Cos’è il Bourbon
Il bourbon è una tipologia di whisky americano, prende il nome dalla Contea di Bourbon, in Kentucky. È composto a partire dalla distillazione del mais (almeno il 51%), ma nella sua ricetta sono previste anche piccole quantità di segale, grano e malto d’orzo.
I Bourbon Straight devono invecchiare almeno 2 anni in botti nuove, ma se non riportano l’età significa che l’invecchiamento è stato di almeno 4 anni. Difficilmente, comunque si arrivano a superare i 10-12 anni di invecchiamento. Le botti di quercia americana, nel quale il Bourbon riposa, ricoprono un ruolo fondamentale in quanto è durante questo periodo che il whisky prende il suo sapore e il suo colore, direttamente dalle dalle botti, acquisendo note di vaniglia, caramello e tostatura. Le botti “forniscono tutto il colore e oltre il 60 percento di sapore“, afferma Greg Roshkowski, direttore generale vicepresidente della BF Cooperage di Brown-Forman. Ed è proprio la disponibilità delle querce che sta facendo preoccupare i produttori e gli amanti di questo distillato.
Il Bourbon e le querce bianche
Le querce bianche, come abbiamo visto fondamentali per la produzione del distillato, potrebbero smettere di fornire materia prima entro una generazione. Il suo sfruttamento, infatti, non permette un adeguato ricambio tra alberi maturi e nuove piante. La paura che questo avvenga non è nuova, è dagli anni ’80 che iniziano ad arrivare i primi allarmi ma fino ad oggi non è ancora stato fatto nulla per provare a cambiare questa tendenza.
La WOI (White Oak Initiative)
Per questo motivo, nel 2017, è nato il WOI (White Oak Initiative), una grande coalizione capace di mettere insieme scienziati, silvicoltori, politici, ambientalisti, proprietari di grandi marchi e bottai. Il suo scopo è stabilire un sano equilibrio di querce bianche mature e giovani su 100 milioni di acri entro il 2070, in modo che la specie sia abbastanza abbondante per futuri lotti di bourbon.
La scarsa disponibilità delle querce bianche non è un problema che tocca solo il mondo del whisky americano ma impatta fortemente anche su altre tipologie di mercato, da quello dei mobili ai pavimenti.
Per questo l’attenzione sul problema è tanta da parte di tutti i soggetti chiamati in causa. “Non c’è modo più semplice per spiegare il problema a un membro del Congresso o a un senatore che fargli assaggiare un po’ di Bourbon”, afferma la lobbista Erica Tergeson, coinvolta nel progetto WOI.
Il bourbon diventa quindi un mezzo di tutela ambientale per garantire il futuro delle foreste di quercia? Potremmo affermare di sì, come spiegato da Betsy Andrews sul SevenFiftyDaily.
Giovanni Serio