Ruggero Freddi Sapienza. Dopo essere stato allontanato dall’Università senza un motivo, il professore Ruggero Freddi ha avuto finalmente la sua vendetta. L’ex pornostar ha vinto la causa contro l’Università che dovrà ora risarcirlo. Dopo essersi messo in tasca due lauree, una in ingegneria e l’altra in matematica, l’uomo aveva deciso di lanciarsi nel mondo dell’hard. Una passione ritenuta però scomoda dall’Università che così lo aveva allontanato pur se Ruggero aveva scelto di dedicarsi ormai all’insegnamento. Il professore aveva fatto causa all’Università che aveva provato anche a non pagarlo per le ore lavorata senza alcuna giustificazione. Lo scorso 24 gennaio è stata emessa la sentenza che condanna l’Università al risarcimento nei confronti di Ruggero Freddi: “Sono stato costretto a fare causa e ho vinto”.

Ruggero Freddi Sapienza, pronto il risarcimento

Nel frattempo Ruggero Freddi ha cambiato vita diventando un data analyst: “Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni. Non ho elementi per dire di essere stato penalizzato e punito per il passato di attore porno. Ma solo tante sensazioni, che si sono rafforzate negli anni”, ha dichiarato alla stampa. Ruggero Freddi ha poi fatto ricordato la richiesta avanzata dai legali dell’università di rimuovere ogni contenuto riconducibile al suo passato fino a quella di non associare il suo nome a quello dell’università: “È solo una mia opinione. Ma mi sono sentito come se intorno a me ci fossero dei pregiudizi, che andavano oltre le mie capacità di insegnante. Anche perché su quelle nessuno ha mai potuto dire nulla”, ha poi spiegato. In un lungo post su Facebook, Ruggero aveva scritto: “I miei titoli accademici palesano che l’università non pone dubbi sulla mia preparazione e sulle mie competenze come matematico e come ricercatore ma è altrettanto palese che non vogliono tra i loro docenti qualcuno che faceva il porno attore e che non piega la testa a soprusi, come per l’appunto il lavorare a nero come docente ed eventualmente senza essere poi pagato”.

Perché Ruggero Freddi aveva fatto causa?

Come si è arrivata alla causa tra Ruggero Freddi e l’Università la Sapienza? Nel 2017 il professore aveva organizzato un incontro sull’Hiv insieme al collettivo studentesco. Già in quell’occasione però la Sapienza ostacolò il suo progetto: “Dopo aver presentato tutti i curricula dei partecipanti, come richiesto, mi sono sentito dire che non c’erano aule disponibili”. Pochi mesi dopo, Ruggero vince il bando ma si accorge che qualcosa non quadra: “Arrivo secondo, ma faccio ricorso perché la persona arrivata prima aveva commesso un errore formale. Viene esclusa, ma la graduatoria non viene fatta scalare“, racconta Freddi. “Venne rifatto il bando di nuovo, è tutto legale, ma inizio a pensare, tra me e me, che c’è qualcosa che non va”. A quel punto l’Università gli propone di tenere un corso di Analisi 1. L’accordo prevede 100 ore di insegnamento pagate 4 mila euro. Trascorse 60 ore però Freddi viene sostituito: “Ho scritto alla direttrice del dipartimento chiedendole spiegazioni. All’inizio volevo capire se avessi sbagliato in qualcosa. Poi volevo essere pagato per le 60 ore lavorate. Ma non ho mai avuto risposta”. Ruggero decise allora di fare causa all’Università. La causa si è conclusa a fine gennaio con la condanna de La Sapienza per ingiustificato arricchimento. L’ateneo è stato condannato a pagare la sanzione di 1500 euro per “l’atteggiamento di ingiustificata chiusura”, come si legge nella sentenza. L’università ha cercato di difendersi sostenendo che il professore avrebbe dovuto lavorare gratis in quanto dottorando. Ma la motivazione non è bastata al giudice che ha invece sottolineato come un dottorando possa svolgere “esclusivamente attività integrativa gratuita consistente in esercitazioni, seminari, tutorato per gli studenti”. Ruggero Freddi si è detto felice per la sentenza e ha dichiarato: “Io nel frattempo ho vinto anche altri bandi, ho insegnato ad Architettura. Ma poi ho deciso di dire basta ma ero pagato peggio di uno sguattero e un lavapiatti. Ora ho un lavoro normale, con uno stipendio. Spero che anche altri trovino il coraggio”.