In occasione della presentazione del libro di Alberto Lupetti: “Krug: La mia passione”, si è tenuta nella delegazione AIS di Milano una degustazione di alcuni dei vini più rappresentativi di una delle maison più rinomate della champagne: Krug. Serata condotta dallo stesso Alberto Lupetti, considerato uno dei maggiori esperti di Champagne in Italia e non solo insieme alla straordinaria partecipazione di Olivier Krug, discendente del fondatore della cantina (Joseph Krug) e attuale direttore di Krug.
Cos’è il Krug?
Il Krug è uno champagne, la risposta sembra banale ma non lo è, soprattutto in quanto vecchi claim degli anni ’80 tendevano spesso a distaccarsi dallo champagne, quasi come a prenderne le distanze o a sopraelevarsi ai “comuni” champagne. Alcune delle frasi che venivano accostate a Krug sono state ad esempio: “C’è lo champagne e poi c’è Krug”, oppure “Krug inizia dove finiscono gli altri”, frasi che oggi fanno storcere il naso proprio a Olivier che ribadisce: “Krug è Champagne”, ma soprattutto Krug è la storia del sogno di un uomo, il sogno di Joseph Krug.
Come nasce il Krug?
Joseph Krug, frustrato dal sottostare ai capricci della natura, sogna uno champagne che deve essere indipendente dall’altalenarsi delle buone o, soprattutto, delle cattive annate, creando uno champagne che fino a quel momento non esisteva. Era il 1843 e Joseph Krug decide quindi di provare a produrre la rappresentazione più generosa della champagne, andando a prendere tutte le tipologie di uva utilizzabili, selezionandole da singole parcelle dislocate a ogni latitudine e longitudine della champagne, non focalizzandosi quindi su un solo cru e riuscendo ad ottenere un vino che è sia espressione che sintesi dell’intera champagne in un concetto che copre sia lo spazio che il tempo, da qui l’idea di usare diverse annate.
Ancora oggi Krug ha contratti parcellari con i suoi fornitori, parcelle selezionate con cura che rappresentano quella che secondo Krug è la filosofia della maison.
Krug, sinfonia in calice
Olivier, ci tiene a raccontarci il parallelismo che loro vivono tra musica e champagne. Lo chef de cave (potremmo tradurlo come “maestro di cantina”, colui che realizza effettivamente il vino) è in Krug associato a un direttore d’orchestra. Ogni anno tutte le uve provenienti dalle singole parcelle vengono vinificate singolarmente, il che vuol dire che si avranno 250-300 vini da assaggiare e soprattutto da comprendere. Questa fase viene descritta come un’audizione che il direttore fa per selezionare tutti i musicisti che dovranno comporre l’orchestra per lo spettacolo finale: “Ci sono alcuni anni dove la maggior parte degli strumenti hanno uno spirito rock e si presentano, ad esempio, pochi violini… così si dovrà andare a cercare e recuperare i violinisti che si sono presentati alle audizioni dalle annate precedenti”, ci dice Olivier.
In questo modo, selezionando ogni strumento e ogni musicista si compone l’orchestra che suonerà la melodia finale contenuta nelle bottiglie di Krug Grande Cuvée, che rappresenta la massima espressione di tutta la generosità del territorio della champagne. La Grande Cuvée è infatti il risultato della composizione di oltre 150 vini, provenienti da parcelle e annate diverse. A fine anno poi il direttore d’orchestra può decidere di formare un ensemble di pochi musicisti, che andrà a suonare in quello che sarà il loro champagne millesimato (vino realizzato con le uve provenienti esclusivamente dalla stessa annata).
La grande Cuvée, lo champagne tridimensionale
Per capire l’importanza che la Grande Cuvée ha per Krug, Alberto ci racconta la spiegazione datagli direttamente da Margareth Henriquez, la ex presidente di Krug che ha utilizzato il concetto della multidimensionalità:
- I Clos prodotti dall’azienda, pur essendo spesso considerati i più importanti, hanno un’espressione puntiforme: un solo vigneto, una sola varietà d’uva, una sola annata;
- Il millesimato ha invece un’espressione bidimensionale: tre varietà d’uva, diverse parcelle ma una sola annata
- La Grande Cuvée ha invece una tridimensionalità: racchiude più territori (diverse parcelle), più annate e più tipologie di uva, per questo è il più generoso e rappresentativo della champagne ed è la realizzazione del sogno di Joseph Krug.
Cosa vuol dire l’edizione nelle etichette di Krug Grande Cuvée
Ogni bottiglia di Krug Grande Cuvée ha riportata l’edizione (dalla 163esima edizione, dalle precedenti è possibile scoprirla inserendo sul sito di Krug l’ID che è stampato nel retro-etichetta). Prendiamo come esempio l’ultima edizione in commercio: è la 170esima, 170 perché e la 170esima volta che Krug ricrea il sogno di Joseph.
Non c’è una ricetta specifica per la realizzazione della Grande Cuvée, può cambiare di anno in anno.
La 170esima, per esempio, è formata a partire da 195 vini differenti provenienti da zone e diverse annate, dalla più recente che è la 2014 (contenuta in una percentuale del 55%) fino ad arrivare alla 1998. La 162esima edizione invece è composta a partire da 140 vini singoli e va dall’annata più recente che è la 2006 fino ad arrivare al 1990, in questo caso la 2006 è presente per il 60%. Anche il tempo di permanenza sui lieviti può cambiare di anno in anno.
Il sogno di Joseph Krug
Usiamo ancora le parole di Margareth Henriquez per spiegare in maniera precisa cos’è Krug: “è la visione di un uomo di poter ricreare ogni anno la sinfonia di tutta la champagne, un omaggio alla diversità champenoise che passa attraverso la comprensione di ogni singolo vino attraverso le diverse annate”.
Per concludere con un altro parallelismo con la musica ci facciamo aiutare dalle parole di Giorgio Gaber che diceva: “Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione”. Bene, noi al momento non abbiamo la possibilità di mangiare un’idea, ma abbiamo la fortuna di poter “bere un sogno”, il sogno di Joseph Krug.
Giovanni Serio