Il primitivo è uno dei vini più importanti per la viticoltura pugliese, riesce ad essere apprezzato sia dai sommelier più esperti che dai wine lover per la sua morbidezza e semplicità, che nasconde però spesso un carattere che rende questo vino unico.
La storia del primitivo
Il primitivo arriva in Puglia dalla sponda opposta del mare Adriatico e cioè dalla costa dalmata. Il suo antenato pare infatti essere il vitigno crljenac kastelanski, ormai scomparso ma di cui ritroviamo i tratti distintivi nell’attuale Plavac-Mali, coltivato in Croazia. È arrivato in Puglia a Gioia del Colle grazie a dei profughi slavi tra il XV e il XVI secolo. Ancora oggi, nella zona di Gioia del Colle (Ba), c’è la denominazione di origine protetta “Primitivo di Gioia del Colle”. Dopo l’avvento in Puglia pare sia stata una nobildonna di Gioia del Colle che, sposatasi e trasferita a Manduria (Ta), ha portato con sé in dote delle piante di Primitivo che quindi hanno iniziato ad essere coltivate anche nelle zone del comune tarantino. È qui che il primitivo ha trovato la sua culla ideale dove si trasforma nell’omonima denominazione “Primitivo di Manduria”.
Il nome Primitivo deriva dal fatto che le uve di questo vitigno hanno una maturazione molto precoce rispetto alle altre varietà; sono quindi le prime uve a bacca nera che vengono raccolte, intorno alla fine di agosto (le altre uve a bacca nera solitamente arrivano a maturazione e vengono raccolte a partire dalla seconda settimana di settembre).
Le uve
Il primitivo occupa circa il 2% della viticoltura italiana, in Puglia ne ricopre più del 10% ed è coltivato anche in Campania e Basilicata dove riesce a raggiungere dei risultati più che soddisfacenti. Le uve sono di colore blu scuro, ricoperte da un abbondante strato di pruina.
Una particolarità molto interessante associata a questo vitigno è il fatto che, a distanza di soli venti giorni dalla vendemmia, questi vitigni sono in grado di dare una seconda – seppur scarsa – produzione di uve: i cosiddetti racemi. Raramente oggi i racemi vengono utilizzati insieme alle uve raccolte nella prima vendemmia, si vinificano spesso da soli per ottenere dei vini rosati o dei rossi di pronta beva, freschi e non dotati di una particolare struttura e tenore alcolico.
Il cugino americano
Spesso associato a vini con troppo alcol e poco gradevoli (cosa di cui venivano etichettati spesso i vini del sud Italia), il primitivo ha iniziato a riscuotere il suo successo dagli inizi degli anni ‘90 quando si è scoperta la stretta parentela tra il primitivo e lo zinfandel, noto vitigno coltivato in California. Dopo questa scoperta l’attenzione del mondo enologico ha messo la sua lente d’ingrandimento anche sul vitigno pugliese scoprendo un vino piacevole e bevibile, che va molto oltre dall’avere solo alcol. Si trovano infatti in commercio dei primitivi che superano tranquillamente il 16% di tenore alcolico, se li si prova ad assaggiare però si noterà come l’alcol sia perfettamente integrato ed equilibrato all’interno del vino tanto che, se non leggessimo l’etichetta, non immagineremmo mai un tenore alcolico tanto elevato. Rimane comunque un disincentivo per un’ampia fetta di mercato abituata a dei vini decisamente meno alcolici.
La degustazione
Il primitivo dà vini che si presentano con un profondo colore purpureo con sfumature violacee, che con l’invecchiamento possono sfumare fino all’aranciato. Al naso spiccano sentori di ciliegia e prugna, amarena e mora, con ricordi di frutta sottospirito e note speziate, balsamiche e tostate. I tannini sono levigati e poco invadenti. L’ abbinamento ideale per questo vino potrebbero essere primi piatti a base di sughi rossi e ragù di carne, arrosti e cacciagione, a seconda dell’invecchiamento e della struttura del vino
Il primitivo di manduria dolce naturale
Non tutti forse sanno che una delle quattro DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) presenti in Puglia è dedicata al primitivo dolce naturale, un vino passito ottenuto da uve di primitivo che stupisce per la sua eleganza e freschezza, abbinamento perfetto per fichi secchi mandorlati ricoperti da cioccolato fondente.
Giovanni Serio