L’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione della prima fase di pandemia Covid in Italia ha presentato le conclusioni delle indagini, dopo 3 anni. E presentato la lista degli indagati.

1° aprile 2020, i camion dell’Esercito Italiano trasportano le bare da Bergamo verso il crematorio del cimitero di Padova. ANSA/NICOLA FOSSELLA

Inchiesta covid, indagati anche Attilio Fontana e Locatelli

La lista degli indagati è lunga, una ventina di nomi, fra i quali anche alcuni di primissimo piano. A cominciare da quello dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute dei governi Conte 1, 2 e Draghi, Roberto Speranza. Ma anche i vertici della Regione Lombardia, come il riconfermato governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera. A proposito di vertici, nel registro è presente il nome anche del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e quello del presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. Nell’atto conclusivo delle indagini, anche il nome del primo coordinatore del Comitato tecnico scientifico in epoca pandemica, Agostino Miozzo.

La colonna di camion militari carichi di bare lascia Bergamo, 19 marzo 2020. ANSA/FABIO CONTI

Conte: “Tranquillo davanti al Paese”

La prima reazione è quella del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che si dice tranquillo.

“Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per avere operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica”.

Va sottolineato come le posizioni dell’ex premier e dell’ex ministro della Salute saranno valutate dal Tribunale dei ministri, in quanto le ipotesi di reato sono riferite all’attività resa mentre erano in carica.

La nota della procura: “Indagati non significa accusati”

La procura della Repubblica di Bergamo che ha condotto le indagini ribadisce come “la conclusione delle stesse, com’è noto, non è un atto di accusa“. L’ attività svolta, sottolineano i magistrati, è stata “oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità e ha consentito di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020“. 

Inchiesta covid, i parenti delle vittime ringraziano la procura

Con una nota, l’associazione dei familiari delle vittime esprime gratitudine nei confronti del lavoro della procura sulla prima fase della gestione dell’emergenza covid:

I magistrati hanno individuato responsabilità precise nella gestione della pandemia che coinvolgono il settore politico e istituzionale. Da sempre ci siamo battuti per i nostri cari nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Questa decisione non ci restituisce i nostri cari  ma onora la loro memoria.