Nel nostro cielo un rombo di tuono, la nostra recensione del film diretto da Riccardo Milani e dedicato al campione Gigi Riva.
Nel nostro cielo un rombo di tuono, la recensione dell’omaggio di Riccardo Milani a Gigi Riva, uno dei migliori film sul mondo del calcio
E’ assodato, il calcio non fa presa al cinema.
Sì, qualcuno lo considera perfino una sorta di “oppio dei popoli”, ma generalmente le produzioni cinematografiche dedicate al “dio pallone” non hanno l’appeal giusto per “fare l’incasso al botteghino”. Né per essere apprezzate dalla critica. Vanno molto meglio le storie di basket e baseball, quelle di ginnastica artistica o danza, financo di tennis e automobilismo, basti pensare per esempio a Borg McEnroe oppure a Rush, tanto per citarne un paio. Poi accade l’imprevedibile e trovi un regista pronto ad ‘azzeccare’ una sceneggiatura e nel contempo un titolo intrigante. Ed ecco la sorpresa delle sorprese, l’inatteso successo, per lo meno di critica.
Nel nostro cielo un rombo di tuono, diretto da Riccardo Milani, rappresenta il non plus ultra dell’accoppiata calcio-film. E il gioco è fatto.
Milani – che fra le altre cose è un tifoso dell’Inter – raccoglie una documentazione accurata nei particolari su Gigi Riva, emblema del Cagliari dello scudetto, l’hombre vertical; e prendendo in prestito il nomignolo che Gianni Brera affibbiò all’attaccante lombardo, ormai naturalizzato sardo, racconta la storia di uno dei calciatori più amati dagli italiani, scavalcando bandiere e campanilismi.
Riccardo Milani e il coinvolgimento in prima persona di Gigi Riva
Milani, che quest’anno ha diretto anche Antonio Albanese in Grazie Ragazzi, taglia e cuce, incolla e inserta immagini d’un passato che – maledetto! – non torna e trasforma il tutto in un docufilm da tramandare ai posteri; fermo restando che l’impresa più ardua del regista romano è senza dubbio quella di riuscire a far parlare Riva. Che è, ed è sempre stato, uomo di poche parole e tanti fatti, vero e proprio simbolo di lealtà sportiva, oltre che affermato campione dello sport più amato dagli italiani.
Una bionda dopo l’altra, spirali di fumo salgono nella stanza mentre Gigi Riva, accovacciato nella sua poltrona risponde a monosillabi, osserva il passato, e ascolta esternazioni semplici ma schiette di un popolo, quello sardo, che lo ha eletto “re”. Immagini in bianco e nero che s’intersecano con la modernità di scelte utili per rubare l’occhio del telespettatore. Un’Alfa Romeo di colore blu che viaggia per le strade dell’isola felice modernizzano quei trascorsi in bianco e nero di un’epoca irripetibile, mentre una vecchina riconosce l’auto del campione e lo saluta con un materno “ciao Gigi”. Le testimonianze di chi lo ha conosciuto, partendo da Leggiuno, dove nacque il protagonista, fino allo sbarco in Sardegna, ai compagni di squadra che raccontano e descrivono un amico, ancor prima di un calciatore. Le lacrime di Ricciotti Greatti, il jazz di Paolo Fresu, i colori di una terra incontaminata, spaccati di vita che è passata, ma che per come è stata vissuta resta eterna. Il film merita per lo meno una visione, e poco importa se la lunghezza della pellicola, di primo acchitto, può preoccupare. I minuti che scorrono davanti allo schermo sono una coccola straordinariamente unica.