Il Ministro Matteo Piantedosi sta consolidando l’opposizione, la quale sta chiedendo le sue dimissioni quasi all’unisono. La minoranza parlamentare si è sollevata a causa della vicenda dei migranti morti in mare vicino alla spiaggia di Crotone e delle parole del Ministro subito dopo. E che possiamo sintetizzare in questo passaggio: “Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”. Da Elly Schlein a Carlo Calenda, passando per Verdi e Sinistra, Più Europa e Movimento 5 Stelle, c’è un fronte compatto che chiede le dimissioni del Ministro dell’Interno.
Mozione di sfiducia a Piantedosi, le opposizioni ci pensano
In attesa di fare luce sulle responsabilità di quanto accaduto, il Partito Democratico ritiene che il ministro Piantedosi debba dimettersi a causa delle sue responsabilità politiche riguardanti i migranti morti in mare davanti alla spiaggia di Cutro. Elly Schlein, neosegretaria del partito, lo ha detto guardando in faccia il responsabile del Viminale durante l’audizione alla Commissione Affari Costituzionali:
Vogliamo che le dinamiche e le responsabilità di quanto accaduto – ha detto Schlein – vengano chiarite.
Il Pd vuole approfondire per accertare eventuali responsabilità del Ministero dell’Interno, ma anche quello dell’Economia (a cui fa capo la Guardia di Finanza) e del ministero dei Trasporti (per quanto riguarda la Guardia Costiera). Insomma, la segretaria dem vuole che venga fatta chiarezza su tutta la catena di comando dietro a quanto accaduto nelle acque di Crotone. Ma Schlein si rivolge anche alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Rimarco l’assenza grave della voce della presidente del Consiglio Giorgia Meloni”. Nel dirlo la Segretaria rammenta anche l’episodio di Firenze su cui Meloni non si è pubblicamente espressa.
Sul tema è intervenuto anche un altro neosegretario, di Più Europa, Riccardo Magi. Le sue parole a Piatedosi:
Lei ha citato Kennedy: ‘Non chiedetevi cosa può fare il vostro Paese per voi ma cosa potete fare voi per il vostro Paese’. Ma cosa può fare un ragazzino afghano per il proprio paese? E una famiglia di iraniani? Secondo me, dal nostro paese, possono aspettarsi quello che prevede la Costituzione.
Sulla stessa linea il rappresentante dell’Alleanza Verdi e Sinistra Fliberto Zaratti:
Questa sciagura non può essere derubricata ad incidente: per questo chiediamo le dimissioni di un ministro che da quando è in carica ha legato il suo nome al decreto anti-Rave è quello anti-Ong.
Stefano Colucci, componente dei Cinque Stelle nella stessa commissione, reitera la richiesta:
Data l’evidente lacunosità del comportamento del ministero, le reitero la richiesta di dimissioni e di venire urgentemente a riferire in Aula.
Fuori dall’aula di commissione, ma comunque netto del giudizio, si è espresso il leader di Azione Carlo Calenda:
Sal decreto Rave al ‘carico residuale’ per finire alle orripilanti dichiarazioni sui migranti e ai balbettamenti successivi, ha dimostrato di non essere adatto a fare il Ministro. Sarebbe saggio per il Governo chiedergli un passo indietro.
Per ora la sfiducia è solo a parole
La sfiducia, al momento, rimane solo verbale. Non si sono ancora fatti passi concreti per la presentazione di una mozione. Una fonte parlamentare del Pd spiega – all’AGI – che si deve, per prima cosa, fare chiarezza su quanto avvenuto. Magi, ai cronisti in Transatlantico, si limita a dire che: “Lo stiamo valutando. Se decideremo di presentare la mozione di sfiducia ci confronteremo sul testo con gli altri gruppi”. La sensazione è che la comune invettiva possa compattare l’opposizione. Una fonte parlamentare dem si dice pronta: “Ci sembrerebbe – ha detto all’AGI – il modo migliore di cominciare a lavorare insieme con le altre forze di opposizione”.