L’Istat ritocca al ribasso i dati sulla crescita 2022 in Italia, per effetto del Superbonus: complessivamente, nel 2022 il Pil italiano si attesta a 1.909 miliardi di euro (+6,8% sui prezzi e +3,7% in volume).

Le stime diffuse nel Nadef (Nota di aggiornamento del Ministero dell’Economia e della Finanza), il cui ultimo aggiornamento è del 31 gennaio scorso, indicavano +3,9%. Tra i settori che maggiormente hanno faticato c’è l’agricoltura (-1,8%), a causa della combinazione sfavorevole tra l’aumento dei costi energetici e la crisi climatica provocata dalla perdurante siccità. A trainare l’economia sono invece stati i servizi, dagli hotel alla ristorazione, passando per le attività ricreative e culturali (+2,4%).

Rapporto deficit/Pil all’8% per effetto del credito da Superbonus

Contestualmente, cresce il rapporto deficit/Pil all’8%: le stime erano decisamente più basse, al 5,6%, ma una spiegazione logica c’è e risponde al Superbonus. Vediamo perché:

Dalla sua introduzione nel 2019, il Superbonus ha generato 120 miliardi di crediti di imposta che vanno rendicontati a Bilancio. L’Italia aveva due possibilità: iscrivere questa spesa nel triennio 2020-2022 oppure interamente nel 2023, e ha optato per la prima soluzione. Così facendo, cambiano anche i dati del 2020 e del 2021, che peggiorano rispettivamente dello 0,2% (nuovo rapporto deficit/Pil al 9,7%) e dell’1,8% (rapporto aggiornato al 9%). Da un punto di vista tecnico, la misura del Superbonus è stata classificata come “non pagabile”, ossia difficilmente sfruttabile nella sua interezza rispetto alla liquidità generata.

Nel 2022 la pressione fiscale complessiva è risultata pari al 43,5%, in aumento rispetto all’anno precedente. Non c’è da stupirsi dal momento che lo Stato è riuscito a prorogare molti sussidi per lunghi mesi grazie alle maggiori entrate dell’erario (+7% annuo).

Le entrate totali della Pubblica Amministrazione sono cresciute del 7,9% rispetto all’anno precedente, con un’incidenza sul Pil del 48,8%, mentre quelle correnti sono aumentate del 7,1% (incidenza al 47,9%). Di queste, le imposte dirette sono cresciute dell’8,5% principalmente per l’aumento dell’Irpef e dell’Ires.