Frenata sulla normativa Ue sullo stop auto nel 2035. L’Europa si spacca e decide di rimandare il voto sullo stop ai motori termici a partire dal 2035 da oggi a venerdì.
Ue, sullo sto ai motori termici “maggioranza a rischio”
Per la giornata di oggi era infatti previsto il voto del Coreper I, l’assemblea degli ambasciatori dell’Unione europea sullo stop dal 2035 alla vendita di nuove auto a motori termici. Decisione che però slitta alla fine della settimana. Un voto che non sembrava certo e per questo rinviato. La Polonia aveva già annunciato il voto contrario e la Bulgaria la propria astensione. Nella giornata di ieri, si sono infine aggiunte da un lato l’Italia (con posizione certa, sia con dichiarazioni pubbliche che con comunicazione formale al Consiglio) e la Germania (con posizione incerta alla luce delle dichiarazioni del ministro dei Trasporti, Volker Wissing) dall’altro. Quello di oggi doveva essere un passaggio procedurale in vista di una futura approvazione in sede di Consiglio, dopo il via libera definitivo del Parlamento europeo arrivato il 14 febbraio. In Consiglio è previsto un voto a maggioranza qualificata: il 55% degli Stati (15 su 27) che devono rappresentare il 65% della popolazione. Calcolando la votazione con la contrarietà di Italia, Polonia, Germania e l’astensione di Bulgaria verrebbe soddisfatta la maggioranza degli Stati ma la percentuale della popolazione rappresentata si fermerebbe al 58,15%. Quindi il provvedimento verrebbe respinto.
L’Italia esulta sullo stop auto 2035
Sullo stop ai motori termici in Ue esulta il governo italiano. Fra i primi a manifestare soddisfazione, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che apre ad altre strade, oltre all’elettrico.
Il ministro Urso, sulla decisione Ue dello stop ai motori termici e al rinvio del voto previsto per oggi, ha poi spiegato di aver organizzato già domani “a Bruxelles alcuni incontri. L’Italia”, ha aggiunto, “non mollerà la presa. Perché questa non è la sfida del nostro governo ma è la sfida del nostro Paese”. “Ci seguiranno in molti”, ha osservato riferendosi alla possibilità che altri Paesi possano assumere una posizione contraria.
La posizione ufficiale: “Non c’è solo l’elettrico”
L’Italia ha comunicato ufficialmente, attraverso un documento inviato alla Presidenza Ue ma anche agli altri Stati, la richiesta di sondare altre strade per arrivare all’azzeramento delle emissioni:
“L’Italia condivide ed è pienamente impegnata nell’obiettivo di decarbonizzare il settore del trasporto stradale, in quanto la riduzione delle emissioni di CO2 del settore, in particolare quelle derivanti dalle autovetture e dai veicoli leggeri, è essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione. Riteniamo che, nel settore del trasporto stradale, la decarbonizzazione debba essere perseguita nel rispetto dei principi di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso le emissioni zero e della neutralità tecnologica. Siamo certamente favorevoli all’elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unico percorso per raggiungere le emissioni zero“.