Smart working novità: a seguito della pubblicazione in Gazzetta del decreto Milleproroghe ci sono in arrivo importanti novità sullo smart working. Il lavoro agile infatti sopravvive senza limiti solo per determinate categorie di lavoratori mentre rientra nella normativa standard quindi dal posto di lavoro, per tutti gli altri. Ecco quali sono le novità che interessano molti lavoratori italiani.
Novità per lo smart working
Smart working novità, quali sono quelle decise dal governo? Innanzitutto si è deciso di prorogare il lavoro agile fino al 30 giugno per tutte le categorie di lavoratori fragili, nonostante il termine ultimo era già stato fissato al 31 marzo sia per il settore privato che per quello pubblico. Chi sono i lavoratori fragili? Chi dietro certificazione medica risulta affetto da patologie gravi e che quindi potrà mantenere l’opzione del 100% di lavoro agile per ulteriori tre mesi. Questo vale per i lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali in cui si attesta una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita.
Smart working prorogato solo per i genitori under14 del settore privato, no per quello pubblico
Molte polemiche sono nate in merito a questa decisione del governo di prorogare da quello che era il termine ultimo fissato al 30 dicembre 2022 al 30 giugno 2023 per i lavoratori che hanno figli minori di quattordici anni ma solo a quelli del settore privato compatibilmente con le esigenze dell’azienda. I Sindacati si sono schierati contro questa divisione tra pubblico e privato, denunciando il rischio di avere in tal modo lavoratori di serie A e di serie B.
Quali sono le novità decise dal governo per tutte le altre categorie di lavoratori?
Per tutti gli altri lavoratori il riferimento è la legge 81 del 2017 che prevede l’obbligo di accordo individuale con l’azienda o collettivo tramite l’attività dei sindacati. Una normalizzazione della disciplina del lavoro agile che dovrebbe riguardare circa solo 2,3 milioni di lavoratori da remoto.