Il governo parla di 90.000 manifestanti, ma gli organizzatori dicono che in piazza erano 500.000. Quella di domenica scorsa è stata la più grande manifestazione organizzata contro Lopez Obrador, il presidente di sinistra che è alla guida del Messico dal 2018. I manifestanti sono scesi in piazza Zocalo, a Città del Messico, per protestare contro la riforma elettorale voluta dal presidente. Credono che questa nuova riforma sia una minaccia alla democrazia. La riforma prevede grossi tagli e limitazioni nelle funzioni dell’Istituto elettorale nazionale, l’organo indipendente che si occupa delle elezioni in Messico. I legislatori, infatti, la scorsa settimana hanno votato per tagliare il budget dell’Istituto elettorale nazionale (INE) e tagliare il suo personale. Dopo essere stata approvata mercoledì dal Senato, ora deve aspettare la firma del presidente per entrare in vigore.

Messico manifestazioni, le più grandi dal 2018 contro AMLO

Oltre a Città del Messico, le manifestazioni si sono registrate anche nelle città di Monterrey e Guadalajara.

“Stiamo combattendo per difendere la nostra democrazia“, ​​ha detto a Reuters la manifestante Veronica Echevarria. Indossava un berretto decorato con le parole “Giù le mani dall’INE”. Molti manifestanti portavano cartellini con uno slogan simile.

Lopez Obrador è stato eletto nel 2018, dopo due tentativi falliti, ed è stato a lungo critico nei confronti dell’INE, il cui personale supervisiona le elezioni. Il mese scorso ha accusato l’organismo di imbrogliare. Ancora non gli va giù, evidentemente, la sconfitta subita nel 2006 contro Felipe Calderón, quando perse per un punto percentuale. Denunciando il risultato come fraudolento, si rifiutò di riconoscerlo. Stessa storia avvenne nel 2012, quando perse contro Enrique Peña Nieto e contestò il risultato. Da quando ha vinto, spinge ardentemente per la riforma dell’odiato INE, argomentando che il Paese risparmierebbe $ 150 milioni.