La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd scompagina il quadro politico. Anche, forse soprattutto, quello interno al Pd. Qualcuno ipotizza addirittura un potenziale fuggi fuggi: in sostanza, asseriscono fonti, le componenti più centriste e cattoliche del partito – nato proprio dalla fusione di anime di sinistra con quelle cattoliche e democratiche – non riuscirebbero a riconoscersi nella nuova Segretaria del Pd e nel suo, plausibile, slittamento a sinistra del partito di via del Nazzareno. Il primo tratto somatico di questo malessere è stato palesato da Giuseppe Fioroni, detto Beppe, che è uno dei padri fondatori del Partito Democratico. Il quale, nella giornata di ieri, ha annunciato la decisione di lasciare il partito. C’è chi dice che non sarà il solo ad optare per questa scelta.
Beppe Fioroni lascia il Pd, i motivi della scelta
Giuseppe Fioroni, già Ministro della Pubblica Istruzione, ha spiegato i motivi del suo addio al Pd durante una puntata del War Room di Enrico Cisnetto:
Quando abbiamo fondato il Pd c’era una profonda convinzione di poter creare una sintesi di futuro per un nuovo centrosinistra. Ho avuto la sensazione, girando il paese, che Schlein sarebbe stata la calamita per attirare tutte le sfumature di rosso (quindi della sinistra, ndr). Questo ci avrebbe consegnato un partito che, legittimamente, sarebbe andato a sinistra. L’orizzonte è l’alleanza con il Movimento 5 Stelle se non, dopo le elezioni europee, qualcosa di più. Non è più il partito che ho contribuito a fondare. Mi sono sentito estraneo a casa mia. Non posso essere un problema per il nuovo Segretario del partito che ho fondato. Quindi, mi faccio da parte e le auguro buon lavoro.
Anche Enrico Morando, già parlamentare del Pd e Presidente di Libertà Eguale, si è detto deluso dalla vittoria di Elly Schlein. A differenza di Fioroni, però, non lascerà il partito. Non è iscritto al Pd il politologo Gianfranco Pasquino che ha comunque partecipato al dibattito e dato la sua interpretazione:
Schlein non avrà una maggioranza solida in assemblea di partito e dovrà convivere di spinte diverse com’è giusto che sia, un partito non è una caserma. È una sfida anzitutto organizzativa e, quindi, politica. Il Pd ha vivacchiato a lungo, e se rimane chiuso in sé stesso non può andare oltre il 18%. Il Pd, e lo dico anche da non iscritto, è un partito fondamentale per la democrazia del nostro paese. Per le sue posizioni, specie relative all’Europa. Ritengo comunque promettente la nomina di Schlein, quella di Bonaccini sarebbe stata una continuità inutile.
Sull’uscita di Fioroni, Pasquino si è detto dispiaciuto ed ha auspicato l’ascolto delle idee della minoranza: “Che sono sempre una ricchezza per un partito se sanno motivare le loro posizioni”. Beppe Fioroni, poi, riprende parola ed aggiunge alle sue motivazioni:
Nel 2015 Elly Schlein lasciò il Pd perché, diceva, non esisteva più. È rientrata due giorni fa e si vede: lo dimostra, ad esempio, fatto che ha annuciato di voler riaprire i tesseramenti. Ma se legge lo statuto c’è scritto che il tesseramento è aperto fino a dicembre 2023. Chi vorrà potrà iscriversi. Io ho sempre dato il mio contributo come stimolo al partito. Ma con Schlein c’è un cambio di genetica. Siamo andati oltre e lo rispetto. Ho pochi pregi ma uno è la coerenza.
Così Fioroni motiva la sua uscita e la contrappone a chi, invece, da Orlando a Francheschini passando per Zingaretti, ha deciso di restare e sostenere la mozione di Elly Schlein.
Dove va Fioroni?
La conduzione sollecita Fioroni circa la possibilità di un futuro politico altrove. Sul finale di spazio, l’ormai ex dem, risponde così ad un ipotetico contatto dal Terzo Polo:
Con Renzi e Calenda mi confronto quotidianamente. Ma non ho necessità di entrare in un altro partito.