Adolescenti senza smartphone. L’unica regola del Luditte club è che sono vietati gli smartphone. O meglio, nessuno vieta nulla, ma per far parte del gruppo devi aver rinunciato ai telefoni di ultima generazione. L’idea è nata da una ragazza di New York che, durante la pandemia, ha capito che i contatti virtuali con il mondo esterno avevano qualcosa di irreale e poco sano, soprattutto si era accorta che invece di avvicinare le persone, lo smartphone le isolava. Così ha maturato l’idea di provare a fare un esperimento ed eliminare tutto quello che riguardava gli smartphone: e quindi chat, social, videochiamate e chi più ne ha più ne metta. Il fatto di perdere tempo prezioso, a volte anche intere giornate, scrollando dalla mattina alla sera, le bacheche dei social network o i video di Tik Tok o anche i reel di Instagram, ha spinto la ragazza americana a lanciare un’idea che diversi suoi compagni di scuola hanno appoggiato e stanno seguendo. Era arrivata l’ora di ristabilire rapporti umani reali, senza perdere tempo dietro ad un dispositivo elettronico. E’ nato così il ‘Luddite club’, raccontato dal New York Times che spiega che la scelta del nome non sia casuale.

Adolescenti di New York rinunciano allo smartphone e formano il Luddite Club

Il nome deriverebbe da Ned Ludd, un operaio che nel 1799 in Gran Bretagna distrusse un telaio e diede vita ad un movimento che reagì e protestò contro l’introduzione delle macchine nell’industria. Una vera e propria rivoluzione contro l’industrializzazione vista come causa di disoccupazione. Le ragioni e i modi di questo movimento giovanile, lanciato da Logan Lane, studentessa di un liceo di Brooklyn, sono sicuramente più fondate su motivi sociali e manifestate con metodi pacifici. L’idea le è venuta quando ha perso il telefono, da li ha avuto un distacco che, ha raccontato, si è trasformato in una rinascita. Chi vuole aderire deve semplicemente dire addio agli smartphone, i ragazzi che fanno parte del club utilizzano telefonini molto meno evoluti di quelli attualmente in uso, di prima generazione, che non hanno la possibilità di visualizzare video o di installare i social network. Lo scopo di Logan era quello di ristabilire dei veri rapporti sociali e la necessità, nata e accresciuta durante il lockdown per il covid, di vivere di più all’aria aperta e di accorgersi meglio del mondo che si ha intorno, scoprendolo dal vivo e non guardandolo attraverso uno schermo che magari falsa la realtà. Riscoprire veri rapporti umani, non filtrati da un telefono che invece di avvicinare le persone le stava mano mano allontanando. Così i ragazzi si sono ritrovati spesso al parco, si incontrano fisicamente invece di vedersi in video chiamata e hanno anche riscoperto mondi che stavano scomparendo. Così come divertirsi con cose semplici o semplicemente ritrovarsi a chiacchierare. Intervistati dal quotidiano di New York i ragazzi hanno confessato che inizialmente la noia stava per prendere il sopravvento, l’abitudine ad occupare gli spazi e i tempi vuoti giocando e maneggiando gli smartphone un po’ sembrava mancare, almeno nelle prime fasi di questo ‘esperimento’, ma poi hanno saputo ritrovare, riscoprire o anche conoscere per la prima volta, con grande stupore e piacere, emozioni nuove. Dal journaling alla lettura dal disegno artistico al cucito, dalla musica alle attività sportive all’aria aperta, queste sono alcune delle attività con cui trascorrono le giornate libere i ragazzi che si stanno disintossicando dagli smartphone. Hanno detto basta al lasciarsi risucchiare da emozioni negative, dovute al costante confronto con le vite perfette e patinate degli altri. Basta vivere una socialità finta, non autentica, fatta solo di stickers e di like. Per questi ragazzi è una questione di salute mentale. Il loro antisocial network (come lo ha definito una rivista studentesca) ha una portata rivoluzionaria per una generazione che non ha mai vissuto senza social media.