A Portovesme, nel sud Sardegna, nel Sulcis, va in scena da stamattina, martedì 28 febbraio 2023, la protesta di quattro lavoratori dell’omonima azienda che sono saliti su una ciminiera alta 100 metri. La Portovesme srl produce zinco e piombo ed è considerata l’Ilva della Sardegna. Il caro energia ha messo in ginocchio: sta portando alla fermata di quasi tutti gli impianti, a partire da domani. A rischio ci sono i posti di 1300 lavoratori. Tag24.it ha raggiunto al telefono uno dei lavoratori arroccati sulla ciminiera:

Siamo saliti qui stanotte, siamo in 4 lavoratori ad un’altezza di 100 mt siamo saliti per rimanerci, il nostro obiettivo è quello di trovare una soluzione alla vertenza dell’energia, e che venga convocato un tavolo ministeriale per coinvolgere le parti che hanno capacità di decisione e risoluzione della nostra vertenza“.

A raccontarlo è Matteo Roccasalva, uno dei quattro lavoratori della Portovesme Srl che da ieri notte, lunedì 27 febbraio 2023, insieme con i suoi colleghi, è salito sulla torre più alta dell’impianto con l’intento di attirare l’attenzione delle istituzioni.

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L’azione disperata per cercare di ottenere quello che gli operai chiedono da tempo, ossia che la politica intervenga sul caro energia, perché ci sono a rischio 1300 posti di lavoro. Quello che vogliono è un impegno concreto contro il caro energia, così come ribadito più volte nelle varie riunioni che ci sono state durante l’anno, ovvero da quando la situazione ha cominciato a diventare critica, con il rischio più grande per i lavoratori quello dell ‘stop permanente della fabbrica – come si legge dal comunicato diffuso dai lavoratori della Portovesme Srl – significherebbe un dramma sociale e una migrazione forzata di centinaia di persone’.

Portovesme, sulla ciminiera gli operai in protesta: “Le nostre famiglie non sono tranquille ma siamo qui anche per loro”

Le condizioni dei quattro lavoratori asserragliati sulla torre più alta naturalmente non sono ottimali, ma come racconta Matteo Roccasalva, è necessario non scendere. “Le nostre famiglie non sono tranquille, perché la situazione non lo è, ma noi se lo stiamo facendo è anche e soprattutto per le nostre famiglie”. Perché da un anno e mezzo la situazione è nota ma a quanto pare non è ancora stato fatto nulla per salvare i posti di lavoro.

“Veniamo da un anno e mezzo di crisi aziendale causata dal costo dell’energia che hanno pagato tutte le famiglie e tutta l’Italia, ma la nostra società fa dell’energia una delle sue materie prime e sta subendo le conseguenza e di conseguenza noi lavoratori perché così si rende necessario uno stop quasi totale di tutti gli impianti”.

Dopo mesi di trattative i quattro lavoratori hanno deciso di prendere la situazione in mano con un atto dimostrativo importante. “Noi abbiamo deciso di mettere in piedi questa iniziativa a supporto di tutte le iniziative che sono state fatte in questo anno e mezzo da parte dei lavoratori di questo impianto e da parte delle categorie di riferimento, fino ad oggi sono state fatte iniziative tutte pacifiche atte a dimostrare che si poteva affrontare il problema sui tavoli istituzionali. Oggi noi non siamo più in grado di poter aspettare. Il fattore tempo non è un fattore secondario”.

Portovesme, lavoratori sulla ciminiera chiedono aiuto alle istituzioni “Ci dicano come stanno le cose”.

Il tempo per trovare una situazione c’è stato. “Un anno e mezzo fa è cominciato tutto e da ottobre ad oggi i sindacati sono riusciti in un modo o nell’altro ad ottenere dall’azienda a non attuare condizioni peggiorative fiduciosi che le istituzioni regionali e nazionali avrebbero portato dei risultati. Questo risultato non c’è, l’azienda prosegue con l’intenzione di fermare quasi la totalità dello stabilimento e noi riteniamo che non ci sia l’attenzione per il nostro stabilimento così importante, a livello regionale e nazionale, che merita.

Voi come rappresentati della vostra azienda in questo momento, ritenete di non essere considerati importanti come altre aziende a cui invece alcuni aiuti sono stati dati quindi? “Si. Noi riteniamo che in questa partita le istituzioni davanti ad un tavolo e di fronte all’azienda devono smascherare la reale situazione delle cose e mettere o l’azienda in condizione di rimettersi in marcia o ufficializzare come la Portovenere abbia già delle condizioni utili alla sua continuità di marcia. O ci sono le condizioni e l’azienda ne sta approfittando o queste condizioni non ci sono. Perché altre aziende del panorama italiano hanno avuto delle difficoltà energetiche e hanno avuto delle attenzioni particolari”.

Avete sentito qualcuno delle istituzioni? “Abbiamo rilasciato molte interviste ai giornalisti, ma politici non abbiamo sentito nessuno. Abbiamo qui sotto il supporto dei sindacati, non escludo che possa esserci stato o ci sarà qualche contatto”.

Cosa dicono i vostri colleghi e come avete scelto chi sarebbe salito sulla torre? Noi siamo qui in forma autonoma ed è stata una decisione presa tra un gruppo di lavoro sicuri che avremmo avuto il supporto delle organizzazioni sindacali”. Le famiglie? “Sono un po’ preoccupate, non è una situazione agiata ma dovevamo farlo e lo stiamo facendo anche per loro”.