Superbonus, ecco chi sono i danneggiati dal blocco crediti o dello sconto in fattura: tra questi anche partite Iva forfettarie. In tutto sono 7 milioni i contribuenti che non potranno utilizzare la cessione del credito d’imposta e lo sconto in fattura, oltre a non avere abbastanza capienza fiscale per portare in detrazione i bonus edilizi. Il decreto del governo varato lo scorso 17 febbraio produce, dunque, effetti collaterali, quasi esclusivamente negativi, che vanno a danno di varie categorie di contribuenti, non solo degli esodati del superbonus o dei proprietari di unità abitative unifamiliari. Le partite Iva che adottano il meccanismo della flat tax non possono scaricare in detrazione l’Ipef per compensare i bonus edilizi. Finora, hanno utilizzato quasi esclusivamente la cessione del credito come meccanismo per rientrare dei vantaggi fiscali derivanti dal superbonus. Venendo meno la cessione dei crediti, non hanno altri canali per beneficiare del credito fiscale.
Superbonus chi sono danneggiati blocco crediti: partite Iva forfettarie, esodati dei bonus edilizi e chi non ha abbastanza capienza fiscale
In tutto, le partite Iva a regime forfettario in Italia sono 2,1 milioni. Tutte, dunque, si aggiungono alla lista degli esclusi dalla cessione del credito d’imposta e dallo sconto in fattura dei bonus edilizi e dal superbonus, come conseguenza del decreto di blocco del governo numero 11, entrato in vigore il 17 febbraio 2023. Ampissima è la platea, invece, dei cosiddetti “incapienti” o “esodati” del superbonus 110%. In tutto quasi 5 milioni di contribuenti, esattamente 4,9 milioni, che hanno un’imposta netta uguale a zero dopo le detrazioni applicate ai redditi da lavoro o da pensione. Il sistema dei bonus edilizi, fin da principio, era stato ideato a favore di questi soggetti: con lo sconto in fattura avrebbero potuto avvantaggiarsi nell’immediato del bonus sugli interventi di ristrutturazione o di riqualificazione energetica della propria abitazione. Eventualmente, avrebbero potuto beneficiare della cessione del credito d’imposta maturato, cedendolo a qualsiasi altro soggetto (inizialmente) o solo per la prima cessione, dopo i successivi paletti normativi introdotti a partire da novembre 2021. Inoltre, il sistema della cessione dei crediti sarebbe andato incontro ai tanti condomini che non possono utilizzare il bonus in detrazione per gli interventi relativi alle parti comuni degli immobili. Senza la cessione crediti, gli incapienti avrebbero creato problemi nell’iniziare o nel proseguo dei lavori condominiali.
Bonus edilizi quanto bisogna detrarre per beneficiare del superbonus 90%
Tra partite Iva a regime forfettario e incapienti del superbonus 110%, in tutto sono 7 milioni i contribuenti che sono rimasti danneggiati dal blocco della cessione dei bonus edilizi. Verosimilmente, tutti i soggetti tagliati fuori dal nuovo decreto del governo, sono di più. Infatti, vanno inclusi anche gli iscritti all’Aire, cioè di coloro che risiedono all’estero. In tutto si contano 5,9 milioni di potenziali beneficiari nel caso in cui posseggano degli immobili anche in Italia. Per interventi agevolati dal superbonus, sono tagliati fuori dalle agevolazioni fiscali dal momento che non pagano imposte in Italia e, dunque, non possono detrarle. Infine, tra i danneggiati rientrano anche i contribuenti che possono procedere con la detrazione fiscale, senza avere tuttavia abbastanza capienza fiscale per utilizzare i bonus edilizi per tutta la percentuale di beneficio fiscale spettante. Il superbonus, che dal 1° gennaio 2023 è sceso dal 110% al 90%, permette la detrazione fiscale suddivisa in quattro annualità di uguale importo sulle spese sostenute per i lavori. Nonostante la riduzione del beneficio fiscale, dai dati dell’Enea emerge che le rate debbano avere un livello di detrazione elevato: per il 110%, la spesa media dei lavori è stata di circa 114.000 euro sulle villette e di circa 97.000 euro sulle unità indipendenti. Mantenendo questa media di spesa, la riduzione al 90% del beneficio fiscale comporterebbe (quattro) rate di detrazione comunque elevate, stimabili in oltre 25.500 euro all’anno per gli interventi sulle villette e in circa 22.000 euro per le unifamiliari. Sui lavori delle parti comuni dei condomini, infine, la spesa media è stata di circa 50.000 euro per unità abitativa: il 90% di detrazione comporta un beneficio fiscale di oltre 44.600 euro, ma bisogna detrarlo per quattro rate da oltre 11.000 euro all’anno.