Doccia gelata sul mondo industriale a Termoli dove la dirigenza della Vibac annuncia 126 licenziamenti su 142 dipendenti totali delo stabilimento.
La decisione è stata resa nota attraverso una nota sindacale delle segreterie e delle Rsu Filctem Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uile Failc-Confail.
“La Vibac ha annunciato che rimarranno solo 16 addetti nello stabilimento di Termoli che equivarrebbe alla chiusura dello stesso. Sembra una presa in giro ma è un atto formale della società. Siamo nel pieno di una cassa integrazione straordinaria che finirà a Luglio 2023”.
La decisione è stata firmata perché:
- Bisognava ridurre le produzioni sulla linea 4;
- Rimodulare le produzioni delle linee 3 e 5 lavorando dal Lunedì al Venerdì, invece che 7 giorni su 7;
- Bisognava ridurre le attività del reparto taglio e avviare particolari attività di revamping per rendere più competitivo il prodotto collocato sul mercato;
- Bisognava apportare inoltre ulteriori modifiche agli impianti, nonché a effettuare interventi sul complessivo ciclo produttivo mediante azioni di miglioramento.
“Nella procedura di cassa integrazione, aggiungono le sigle sindacali, non si menziona nessuna riduzione di persone diretto ma nel frattempo sono stati licenziati circa 50 interinali che costituivano pressappoco il 25% della forza lavoro”.
È poco chiaro infatti, come si possa procedere ad un licenziamento collettivo con una cassa integrazione guadagni pagata dallo Stato e che prevede corposi interventi di ristrutturazione degli impianti. I sindacati chiariranno al più presto i requisiti di illegittimità nelle sedi competenti.
Termoli licenziamenti Vibac: il futuro di 142 famiglie
Non è chiaro come questa azienda possa continuare ad esistere con soli 16 dipendenti residui. “È sicuramente impossibile tecnicamente, aggiungono le sigle sindacali, e a noi sembra che la proprietà si stia divertendo a seminare panico e a scherzare con il futuro di 142 famiglie. Il bilancio sociale di questa azienda è veramente misero, mentre dovrebbe ringraziare un territorio che l’ha accolta da circa trent’anni”.
Nei prossimi giorni i sindacati aspetteranno la convocazione nelle sedi competenti per chiarire tutti i dubbi del caso, ricordando, alle autorità che erano già state allertate in periodi non sospetti.
L’azienda infatti pare giocare con la vita di 142 famiglie e che, dopo 14 mesi di cassa integrazione, non mette in preventivo che tanti dipendenti della Vibac sono in una condizione economica di forte disagio sociale e che gettare benzina sul fuoco rischia di far esplodere la rabbia di chi non vede un futuro che invece ci potrebbe essere.
“Aspettiamo di essere convocati al più presto per mettere sui giusti binari questa iniqua e irresponsabile procedura di licenziamento collettivo”, chiosano dalle segreterie e le RSU Filctem CGIL, Femca CISL, Uiltec UIL e Failc Confail.
Di cosa si occupa la Vibac
La VIBAC Group , l’azienda di Termoli al centro della questione licenziamenti è un’impresa multinazionale e una delle aziende leader a livello mondiale nel settore dei nastri autoadesivi sensibili alla pressione (PSA) e delle pellicole speciali per imballaggio.
L’azienda è dedicata infatti all’imballaggio flessibile e ai nastri per etichettatura, con linee di produzione che includono film in polipropilene biorientato trasparenti, metallizzati e bianchi opachi, nonché film rivestiti per l’industria industriale, alimentare e delle bevande e per l’etichettatura.
Vibac Group impiega circa 1.000 dipendenti in tutto il mondo con stabilimenti di produzione e vendita in Italia, Canada e Serbia. Consolidando così una produzione cumulata di oltre 300 milioni di euro a livello internazionale.
La Vibac è stata fondata nel 1968 e fin dall’inizio si è costruita una solida reputazione come produttore di nastri in tela per l’industria calzaturiera ma progressivamente diversifica la propria attività nel campo dei nastri adesivi per imballaggio industriale.
Da allora la Vibac è fiorita sia in termini di volumi che di fatturato, in ogni area geografica e settore di attività.