Si terrà domani, 1 marzo, a Timisoara, in Romania, il primo interrogatorio di Michael Alessandrini, il 30enne accusato di aver ucciso Pierpaolo Panzieri a Pesaro la scorsa settimana. L’uomo, fuggito dopo il delitto e recuperato dalle forze dell’ordine nell’Est Europa, ha già confessato, ma potrà ora raccontare la sua versione dei fatti. Il suo legale, l’avvocato Salvatore Asole, ha fatto sapere che, una volta rientrato in Italia, sarà richiesta nei suoi confronti una perizia psichiatrica. Se dovesse essere appurata la sua incapacità di intendere e di volere, l’uomo non sarebbe imputabile. La famiglia della vittima, intanto, chiede giustizia.
Omicidio Pesaro Alessandrini interrogato domani in Romania: cosa è successo finora
Su chi abbia ucciso Pierpaolo Panzieri, il 27enne trovato morto nel suo appartamento la scorsa settimana, a Pesaro, non ci sono più dubbi: l’unico sospettato del delitto, il 30enne Michael Alessandrini, ha infatti già confessato le sue responsabilità. Eppure sono ancora tanti gli interrogativi su cui gli inquirenti stanno provando a fare luce e ai quali domani cercheranno di trovare una risposta nel corso dell’interrogatorio del killer, che si terrà a Timisoara, in Romania, dove l’uomo era stato fermato dopo essere fuggito con la Renault Clio sottratta al padre subito dopo il delitto. Secondo le ricostruzioni, il 30enne avrebbe accoltellato il suo amico nel corso di una cena a casa di quest’ultimo, forse al culmine di una discussione scoppiata perché la vittima era rincasata tardi. Ipotesi che solo il diretto interessato potrà chiarire.
Dopo il delitto, sempre secondo gli inquirenti, Alessandrini sarebbe fuggito – con in tasca solo poche centinaia di euro chieste in prestito alla nonna e il telefono cellulare della vittima -, alla volta dell’Ucraina, dove forse si sarebbe arruolato per combattere nel conflitto in corso. Un piano audace, mandato in aria dalle forze dell’ordine rumene, che lo avevano fermato, trovandolo in possesso di un coltello, probabilmente l’arma del delitto, e arrestandolo. Sembra che Alessandrini, oltre ad una grave ludopatia, avesse alle spalle diversi problemi psicologici. “Purtroppo ultimamente beveva quando stava male, perché psicologicamente non era a posto. A un anno e mezzo l’ho portato in ospedale e mi hanno fatto un referto con ‘paziente affetto da turbe affettivo-relazionali’, questo ragazzo è nato bacato”, ha raccontato negli scorsi giorni alla Vita in Diretta la madre, proprietaria, insieme al marito, di un famoso hotel di Pesaro, dove Alessandrini lavorava come portiere.
Secondo alcune testimonianze, il 30enne era convinto di essere spiato dagli ufo e di avere dei microchip nel cervello; per questo, nel tempo, era stato allontanato dai suoi conoscenti. E per questo, ora, nei suoi confronti sarà disposta una perizia psichiatrica. A farlo sapere è stato il suo legale, l’avvocato Salvatore Asole: “Se non lo farà la Procura di Pesaro, lo faremo noi sulla scorta di quanto emerso finora sulle fragilità e sull’instabilità di Michael. Chiaro è che se dovesse emergere l’incapacità di intendere e di volere, non potrebbe affrontare un processo ordinario e non sarebbe imputabile”. Un’ipotesi a cui la famiglia della vittima non vuole arrendersi. “Nessuno di noi, compreso mio figlio, aveva timori sul comportamento di questa persona – ha raccontato al Resto del Carlino -. Una fiducia sbagliata, certo, ma se una persona è libera di circolare e non è rinchiusa, non ci sono sospetti particolari di pericolo”. “Siamo una famiglia unita, ma ci è stato tolto un pezzo, per sempre – ha proseguito la donna -. Ho visto mio figlio ammazzato e devo ancora dargli sepoltura (si attende ancora l’autopsia, ndr). Non voglio parlare del responsabile di questa tragedia e dell’immenso dolore che ci ha provocato. Dico solo che deve scontare la pena per quello che ha fatto”.