Sfogliamo i quotidiani e ogni giorno leggiamo di giovanissimi, spesso neppure adolescenti, che sono protagonisti di episodi di bullismo nei confronti di coetanei. A Lucca un ragazzo di 16 anni è finito sotto inchiesta: la Procura minorile lo ha iscritto nel registro degli indagati per stalking verso una quattordicenne e ha emesso un decreto di perquisizione personale e domiciliare. Per lui la fidanzatina era diventata un’ossessione, la considerava di sua proprietà. Qualche giorno fa, a Castelbelforte in provincia di Mantova, due tredicenni hanno aggredito, picchiato e ferito con le forbici una loro coetanea finita in ospedale in gravi condizioni. Secondo i carabinieri si è trattato di un agguato in piena regola. Se continuiamo a sfogliare i giornali ne troviamo altri di episodi analoghi. Sono una novità oppure ne veniamo a conoscenza perchè la rete amplifica questi fatti? E la pandemia ha qualche responsabilità sull’aumento degli episodi di bullismo?
Bullismo giovani, la pandemia ha colpito il fisico e poi l’animo
Tempo fa, subito dopo la fine del lockdown, Marta Cartabia scrisse: “Il virus che si propaga in questa pandemia lascia per molto tempo nel fisico una stanchezza anomala: occorre vigilare affinché questa non prosciughi anche le energie morali. Dobbiamo prevenire un secondo spillover della malattia, che dopo aver colpito l’umanità nel corpo non ne intacchi l’animo. Ad essere esposti a questo spillover sono soprattutto i giovani. Verso di loro, che saranno chiamati alla grande ricostruzione, portiamo una enorme responsabilità”. Ecco, forse la pandemia ha già intaccato l’animo.
Stefano Bisi