Schlein primarie scossoni nel Pd. Stefano Bonaccini è il segretario eletto dagli iscritti al Partito Democratico, ma Elly Schlein è la segretaria scelta dagli elettori. Ai gazebo dove hanno votato 1.098.623 persone, la candidata ha infatti ottenuto il 53,75% delle preferenze, mentre il governatore dell’Emilia-Romagna il 46,25%, ma gli iscritti avevano detto sì a Bonaccini. A 24 ore dal voto che per la prima volta nei 14 anni di storia dei Dem ribalta il risultato dei circoli, Schlein si trova già a gestire le prime scosse di quello che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio terremoto.
Schlein, ecco chi appoggiava la nuova segretaria
Elly Schlein ha vinto le primarie in modo inaspettato, Stefano Bonaccini era infatti il favorito e aveva preso 27mila voti in più al voto dei circoli. In realtà la candidata aveva il sostegno di una fetta importante del Partito Democratico, dal segretario uscente Enrico Letta ai due capi corrente Dario Franceschini e Andrea Orlando. Un appoggio che forse è stato fondamentale nelle considerazioni dei votanti. Sono infatti bastate tre ore di scrutinio per decretare il risultato, che Schlein ha accolto dicendo fin subito che da ora qualcosa nel Partito dovrà essere decisamente diverso: “È un mandato chiaro a cambiare davvero” ha detto la neo segretaria a pochi minuti dalla vittoria. Parole accolte con freddezza dall’ala del partito più centrista, che non si riconosce in un programma giudicato troppo riformista. Così, all’indomani del voto, arrivano già le prime dimissioni di peso.
Fioroni lascia il Pd: “Oggi non ha nulla a che fare con la nostra storia”
Il primo a dire addio è stato Fioroni, ex ministro dell’Istruzione nel governo Prodi II ed esponente del cattolicesimo democratico. “È un Pd distinto e distante da quello che avevamo fondato che metteva insieme culture politiche diverse dalla sinistra al centro. Oggi nulla a che fare con la nostra storia, con i nostri valori e la nostra tradizione” ha commentato Fioroni. A stretto giro arriva un’intervista della capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, che si dice pronta a fare un passo indietro, se necessario. “Se come gesto di “benvenuto” metterei a disposizione il mio mandato? Posso parlare solo per me: è naturale che sia così. Con l’elezione del nuovo segretario troverei normale che venisse rimesso il mandato”. Per Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, tutto dipenderà dalle scelte della nuova segretaria. Intanto il fronte Bonaccini si siede e attende. “Io sono a disposizione per dare una mano“, ha detto il governatore dell’Emilia Romagna, così come chi lo ha appoggiato in fase congressuale: “La preoccupazione è forte, il rischio di un’emorragia di dirigenti ed elettori è concreto” spiegano. “Ho sostenuto convintamente Stefano Bonaccini come candidato segretario nazionale perché rispetto a Schlein ho importanti differenze politiche e culturali“. Lo scrive su Facebook Alessia Morani, componente della direzione del Pd, prima di aggiungere: “Il metodo con cui la segretaria saprà fare sintesi può essere il vero cambiamento che gli elettori ci hanno chiesto con il voto delle primarie”. Insomma, quasi tutti leali, ma dipenderà dalle scelte della nuova segretaria.