Mir Ali Koçer è un giornalista turco. Quando la Turchia è stata colpita da un atroce terremoto prima dell’alba del 6 febbraio 2023, lui si trovava a 200 miglia dall’epicentro. Ha deciso di afferrare la macchina fotografica, il microfono e partire alla volta della regione colpita per intervistare i sopravvissuti. Ha condiviso le storie delle persone che incontrava su Twitter, ed ora è sotto inchiesta perché sospettato di aver diffuso “notizie false”. Rischia fino a 3 anni di carcere.
Oltre a lui, ci sono almeno altri 3 giornalisti indagati per aver riferito o commentato il terremoto.
Le autorità turche non hanno commentato gli arresti, ma i gruppi per la libertà di stampa affermano che decine di altre persone sono state arrestate, molestate o è stato impedito loro di fare un rapporto.
Il tragico terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria conta circa 50.000 vittime.
Turchia giornalisti arrestati, la dinamica
Koçer è curdo e collabora con alcuni siti di opposizione come Bianet e Duvar. Si trovava a Diyarbakir, una città della Turchia sud-orientale, quando dal suo balcone sente improvvisamente abbaiare i cani. Ricorderà che i cani abbaiarono nello stesso modo del 2020, quando un terremoto colpì la Turchia orientale.
Dopo essersi nascosto sotto il tavolo, Koçer decide di uscire fuori e da Diyarbakir e si reca nella città di Gaziantep. Solo a Gaziantep sono morte circa 3000 persone. Il giornalista è rimasto scioccato dalle scene di distruzione e dalle vittime che hanno sopportato temperature gelide nelle città vicine all’epicentro del terremoto.
Mentre si trovava in città realizzando un reportage, la polizia di Diyarbakir ha lasciato un biglietto nel suo appartamento, con l’ordine di recarsi alla stazione di polizia e rilasciare una dichiarazione.
Alla stazione, gli è stato detto che era indagato ai sensi di una legge sulla disinformazione introdotta di recente. Ha detto che la polizia lo ha interrogato sui suoi rapporti dall’epicentro del terremoto e lo ha accusato di aver diffuso informazioni false, eppure il giornalista afferma di essere stato meticoloso nel suo lavoro e di aver intervistato tutte le parti, dai sopravvissuti alla polizia, alla gendarmeria e ai soccorritori, non condividendo informazioni senza ricerche ed analisi approfondite. Reporters sans frontières (RSF) ha definito “assurda” l’indagine contro Koçer e ha esortato le autorità a ritirarla, mentre la Commissione di Venezia, un organo di controllo legale del Consiglio d’Europa, ha affermato che la legge turca sulla disinformazione interferirebbe con la libertà di espressione.