È una voce provata dagli eventi, quella di Antonio Ceraso, primo cittadino di Cutro, paese che, più di tutti, in queste ore ha fatto e sta facendo i conti con il terribile naufragio che ha strappato alla vita decine e decine di migranti, quasi un centinaio, provenienti perlopiù da Iran, Siria e Afghanistan. Un viaggio partito tre o quattro giorni prima dalla Turchia, che avrebbe dovuto portarli in Italia in cerca di una vita migliore e che invece, a pochi metri dalla costa, avrebbe troncato le loro speranze, uccidendoli. “Ora è successo qui, domani succederà ancora, bisogna cercare di capire cosa fare per evitare che tragedie simili accadano”, ha detto a TAG24 il sindaco, raccontando il dramma vissuto dalla comunità locale e richiamando il governo e l’Unione europea alle proprie responsabilità.
Curto naufragio: le dichiarazioni del sindaco Antonio Ceraso
Mentre il numero delle vittime continua a salire, a Cutro, il piccolo paese in provincia di Crotone sulla cui costa il barcone colmo di migranti non ha fatto in tempo a posarsi, politici e cittadini hanno osservato un minuto di silenzio per dimostrare vicinanza e solidarietà. Per la giornata di oggi, il sindaco Antonio Ceraso, ha infatti decretato – così come altri sindaci dei comuni della provincia – il lutto cittadino. È una tragedia immane”, aveva dichiarato ieri, subito dopo i fatti. Oggi prova a raccontarci il dramma vissuto dalla comunità locale, che ha assistito in prima persona alla strage.
È una situazione tragica, soprattutto per chi è sul posto – dice -. Non si può immaginare il dolore che si prova e che ho provato, soprattutto ieri, quando ho visto i cadaveri nudi di uomini, donne, bambini che venivano portati via dalle onde. Scene strazianti a cui non si vorrebbe mai assistere o che si pensa di poter vedere solo nei film. Qualcosa che segna per tutta la vita.
Prima di ricoprire la carica di sindaco, Ceraso è stato comandante di polizia per ben ventidue anni. Eppure, dice, di scene così non ne ha mai viste. “Il problema è che se ne parla sempre dopo che l’evento è successo”, aggiunge, richiamando il governo e l’Unione europea alle proprie responsabilità, pur restando fuori dalle polemiche, come quelle che, nelle ultime ore, hanno coinvolto il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi dopo che Orlando Amodeo, medico e soccorritore calabrese impegnato sul posto, ha parlato di una tragedia “evitabile”.
Noi (italiani, ndr) – afferma il sindaco – siamo abituati ad essere migranti, ma per trovare lavoro o migliorarci. Loro vengono qui per la disperazione, mettendo a rischio le loro famiglie e le loro vite. È un tipo di esodo diverso. L’optimum sarebbe che non partissero, però visto le condizioni di vita che hanno nei Paesi d’origine – guerre e tutto il resto -, bisognerebbe cercare di essere pronti per aiutarli lì. Perché poi è difficile sapere qual è la cosa migliore da fare. Sono cose che attendono la politica. Noi subiamo questi eventi come comunità locale e mi auguro che i riflettori non si spengano tra qualche giorno, perché è un fenomeno assai diffuso che a livello nazionale tutto si perde dopo poco, mentre il dramma rimane nelle comunità locali, che ricorderanno sempre. È necessario che il discorso non cada nel dimenticatoio. Mi pare che si dica molto ma che fenomeni del genere continuino ad esserci. Il mio è un discorso fuori dalla politica, dove ci sono le varie cordate – navi di soccorso sì, navi di soccorso no -, io ritengo che se una vita umana è messa in pericolo, vada soccorsa. Al di là di chi, dove e come dovrebbe farlo. Ora è successo qui, succederà di nuovo domani, bisogna cercare di capire cosa fare per evitare che tragedie simili accadano. È chiaro che non è un problema che può essere circoscritto solo all’Italia, c’è bisogno di un intervento che riguardi quantomeno l’Europa, non dico oltre. Altrimenti saremo sempre punto e daccapo. Queste tragedie accadono – conclude -. Mi auguro che sia l’ultima, ma ci credo poco.