Tagli scuola e dimensionamento, presentata dal Movimento 5 Stelle la mozione contro le relative norme della legge di Bilancio 2023. La Manovra contiene articoli – secondo chi sta impugnando il provvedimento – per far sparire 700 istituti in tutta Italia. A farne le spese, soprattutto le regioni del Mezzogiorno: la Campania perderebbe 146 scuole, la Calabria 79, mentre nel Lazio si procederebbe – secondo le prime stime sugli impatti che la Manovra 2023 avrebbe sul sistema scolastico – con l’accorpamento di 37 istituto, in Veneto 32, in Lombardia e Piemonte 20 ciascuna, in Emilia Romagna 15. Tra i firmatari della mozione di stop al governo guidato da Giorgia Meloni sul dimensionamento, sulle riduzioni degli istituti e sugli accorpamenti, Barbara Floridia, ex sottosegretaria del ministero dell’Istruzione, che specifica che 697 scuole in tutta Italia saranno soggette ai tagli imposti dall’esecutivo alla spesa pubblica per l’Istruzione.
Tagli scuola dimensionamento, mozione M5S: 700 istituti rischiano di sparire in tutta Italia, la Campania ne perde 146
Le stime sugli impatti delle della legge di Bilancio 2023 sul sistema scolastico vedrebbero, quindi, l’accorpamento di quasi 700 scuole. Dall’anno scolastico 2024-2025 fino all’anno 2031-2032, il numero delle scuole con presidi e direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) scenderebbe da 7.461 a 6.886, facendo registrare una riduzione di 575 istituti. Ad oggi, il numero delle scuole autonome è di 8.007: di queste, tra l’anno scolastico in corso e il prossimo anno, si prevede un taglio di 1.121. A fronte di questi numeri, tre regioni hanno già presentato ricorso alla Corte costituzionale contro le norme sul dimensionamento della legge di Bilancio 2023. Si è mossa per prima la Regione Campania, il cui governatore Vincenzo De Luca ha presentato ricorso alla Consulta nei primi giorni di febbraio contro il taglio di 170 scuole del territorio campano. Poi è stato il turno di Michele Emiliano per la Regione Puglia che ha lanciato l’allarme di chiusura delle scuole con meno di 900 alunni. Infine, il ricorso dell’ex candidato alle primarie Pd e governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini è arrivato una settimana fa, pochi giorni dopo quello di Michele Emiliano, con motivazione dell’impugnazione alla Consulta per il taglio di dirigenti e gli accorpamenti degli istituti come un rischio di chiusura, “soprattutto per le scuole nei comuni montani e quelle dei piccoli centri nelle aree interne e periferiche”, con il risultato di creare ‘classi pollaio’ nelle varie città. Da ultima, quindi, la mozione del M5S a firma, tra gli altri, di Barbara Floridia per la quale, la chiusura delle scuole “priva interi territori del principale presidio democratico e fa subire alle famiglie e comunità disagi enormi”.
Barbara Floridia: ‘Scelta Valditara dimensionamento scellerata’
Sui tagli alla scuola e sul dimensionamento è intervenuta Barbara Floridia specificando che “la prima misura fondamentale sarebbe stata quella di non tagliare risorse”. Per quest’anno è previsto il taglio di 90 milioni che diventeranno 4 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, “e questo non permetterà al sistema scolastico di ottimizzare le proprie risorse”. “Inoltre per noi del M5S è molto grave la scelta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di andare in controtendenza con il dimensionamento scolastico – spiega ancora l’ex sottosegretaria all’Istruzione – Togliere a scuole che hanno meno di 900-1.000 studenti il dirigente scolastico e il dirigente amministrativo significa che nel 2023 avremo 700 scuole in meno. Quando le scuole si accorpano a vantaggio di scuole con un numero maggiore ed eccessivo di alunni, si abbassa la qualità dell’insegnamento, si riducono i servizi e soprattutto si chiudono le scuole nelle periferie delle nostre città e nei paesi più in difficoltà dove l’abbandono scolastico invece ha un tasso altissimo. Questo – conclude Floridia – credo che sia una scelta scellerata, non solo sbagliata”.