Le primarie del Pd eleggono Elly Schlein nuova segretaria. Cosa cambia, ora, negli equilibri interni del Partito democratico e nei rapporti con il centro e il centrosinistra?
Primarie Pd, la vittoria di Schlein sconfessa il voto nei circoli. Le ricadute del voto
Contro ogni pronostico – praticamente tutti i sondaggi avevano indicato la vittoria di Stefano Bonaccini – Elly Schlein conquista la segreteria del Partito Democratico. Per la prima volta nella storia delle primarie, il candidato scelto dai circoli Pd non viene confermato nel voto ai gazebo. Scenario, questo, che pone non pochi interrogativi, nonostante l’immediata apertura di Bonaccini che si congratula con l’avversaria e conferma l’unità e la collaborazione promessa nelle settimane precedenti.
La vittoria di Schlein è infatti innanzitutto una vittoria interna contro l’indicazione emersa nei circoli e marca una decisa virata a sinistra per il partito aprendo lo spettro di nuove possibili scissioni da scongiurare. L’ala più moderata del partito, riferibile a Bonaccini, potrebbe non sentirsi ora rappresentata dalla nuova segretaria. Se la lealtà del Governatore dell’Emilia Romagna non è oggi in discussione – chiarissime le sue parole di sostegno – il timore è che la base degli iscritti possa non sentirsi pienamente rappresentata da questa nuova leadership.
Tutti i i principali esponenti del partito – Boccia, Delrio, Franceschini, solo per citarne alcuni – escludono comunque la possibilità di una scissione. Il timore, però, c’è, ed è ben intravisto da Achille Occhetto, storico primo segretario del Partito Democratico della Sinistra. Intervistato da Repubblica, l’ex senatore chiede infatti che non si crei “una coabitazione a freddo” tra i due candidati segretari. La prima grande sfida per la Schlein sarà, allora, lavorare per un’unità interna che permetta al Pd di ritrovare la sua identità ideale e politica senza perdere il voto della componente moderata.
Ma la sfida è anche all’esterno: quali saranno gli alleati del Partito Democratico a guida Schlein, che promette una dura e vera opposizione al Governo Meloni?
La sfida di Schlein: quali rapporti con il Movimento Cinque Stelle e il Terzo Polo?
Se la campagna elettorale di Schlein ha guardato all’ala progressista, quella di Bonaccini ha tentato di avvicinare maggiormente l’area riformista. La differenza fa riferimento a un tema non ancora risolto nel Pd: nel solco delle alleanze, è opportuno guardare al Movimento Cinque Stelle o al Terzo Polo?
È indubbio che le tematiche portate avanti dalla Schlein – diritti civili, ambientalismo, lotta al precariato e difesa del reddito di cittadinanza – rendano la nuova segretaria più vicina ai Cinque Stelle che al Terzo Polo di Calenda e Renzi.
Il tema, tuttavia, non riguarda solo le alleanze. Che il M5S e il Terzo Polo siano interessati alla conquista di parti dell’elettorato Pd è cosa nota, con i primi in aggressione sulla componente più a sinistra e i secondi su quella centrista. Quali sono allora le conseguenze della vittoria di Schlein?
Per il Terzo Polo, la vittoria di Schlein può infatti significare l’apertura di un nuovo margine di manovra al centro, con la conquista di quell’elettorato che non si riconosce nella nuova segretaria e chiede di essere rappresentato da posizioni più moderate. Non a caso, Maria Elena Boschi, ha parlato dell’apertura di una “stagione molto interessante per i riformisti”.
Diverso è invece il caso dei Cinque Stelle: se la vittoria di Schlein apre alla possibilità di una nuova alleanza – magari meno ondivaga che in precedenza – tra i due ex alleati di Governo, il rischio è quello di una maggiore concorrenza tra le due formazioni, le cui posizioni tenderanno ad avvicinarsi sempre di più.
L’orizzonte di queste manovre è il voto per le europee del 2024, dove si giocherà la prima vera partita sul campo. I rapporti nella coalizione non governativa non si preannunciano, comunque, facili.