Una piccola rivoluzione. L’ha definita così Elly Schlein, evidentemente emozionata. La deputata, già Europarlamentare e Vicepresidente dell’Emilia-Romagna, si prende la segreteria del Partito Democratico. Lo fa con stili e modalità del tutto nuove che non possono sintetizzarsi, solamente, nelle caratteristiche di giovane e donna che comunque hanno una valenza simbolica e storica. Specialmente se pensiamo alla vittoria di Giorgia Meloni lo scorso 26 settembre. Ecco che Schlein, in questo senso, è la risposta uguale e contraria scelta dal mondo della sinistra italiana: giovane, donna, radicale. L’opinione pubblica italiana si è radicalizzata ed ha cercato – ed ottenuto – proposte rappresentative nette e decise su temi caratterizzanti quali il femminismo, l’ambiente, il lavoro precario e la giustizia sociale che abbraccia quella civile. Quella di Elly Schlein è, in questo senso, una vittoria identitaria. Ha vinto la sinistra.
Ma non è solo questo. Schlein vince da underdog. E sembra un paradosso in un partito noto per conservatorismo dei volti. Viene da fuori, bussa alla porta, chiede di poter riprendere la tessera, presenta la sua mozione, partecipa alle primarie e le vince. È una rivoluzione, piccola, portata avanti non con le armi ma con gli strumenti della democrazia. E con quelli della partecipazione. Intendiamoci: alle primarie hanno votato diverse centinaia di persone in meno rispetto alle precedenti primarie (che sancirono già all’epoca, nel 2019, il punto più basso). Più che di partecipazione tout court, quindi, dovremmo parlare di mobilitazione: Schlein ha portato a votare i suoi. Quell’esercito fidelizzato negli anni attraverso iniziative continue – ricordiamo, tra le altre, quella di Visione Comune – ed ha riattivato elettori smarriti e sfiduciati che avevano smesso di votare Pd. Lo ha fatto con una comunicazione stilisticamente nuova – per le ragioni prima dette – e politicamente netta. Quella di una sinistra che non conosce compromessi o tentennamenti.
Le prossime sfide di Elly Schlein
Tutto questo evidenzia anche una distorsione: Elly Schlein vince anche – poiché alle primarie hanno potuto votare anche non iscritti al Pd – con voti di elettori ed elettrici che non fanno parte del partito che si appresta a guidare. La prossima sfida, quindi, dovrebbe e potrebbe essere quella del proselitismo: dopo aver coinvolto mondi extra Pd dovrà ora portarli dentro? Non possiamo escludere un’ondata di iscrizioni ed approdi in via del Nazzareno. Così come non possiamo escludere addii. Si è parlato spesso di una possibile perdita della vocazione maggioritaria del Pd. Lo spostamento a sinistra del partito potrebbe portare via quelle anime più centriste ed è il Terzo Polo che, potenzialmente, potrebbe goderne. Dalle parole dei leader della federazione Azione/Italia Viva si evince già questo aspetto: la finestra di opportunità di allargare il campo di centro. Tra gli altri lo dice, in maniera più smaccata, Maria Elena Boschi che su Facebook commenta: “Si apre una stagione molto interessante per i riformisti”. Ma lo stesso Renzi, che per ora non commenta, in tempi non sospetti ipotizzò un’ondata di arrivi nel Terzo Polo “Se Schlein dovesse vincere”. Vedremo. Certo è che un rimescolamento del genere non può avvenire sic et simpliciter: la formazione guidata da Calenda dovrebbe lavorare alla strutturazione di un partito vero – processo annunciato ma non ancora avviato – in grado di radicalizzarsi sui territori e di rimpinguare la membership.
Il rimescolamento, poi, potrebbe avvenire pure a sinistra. Tornerà in auge il tema di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Conte ha poco da esultare dalla vittoria di Schlein: emerge una linea non troppo distante dalla sua e si pone un problema di originalità della proposta politica. Sono condizioni che porteranno ad un’inevitabile avvicinamento tra i due partiti? Anche qui il Pd dovrà essere in grado di accettare la nuova fase ed abbandonare l’ormai vetusta prospettiva maggioritaria. Accettare di poter essere, quindi, il partito di punta di un campo più largo. Un’operazione non troppo lontana da quella che, al di là del campo, ha fatto Meloni con Fratelli d’Italia. Possiamo immaginare che Schlein non farà fatica a convincersi di questo, ma chissà cosa ne penseranno il gruppo dirigente che nascerà intorno a lei ed i capi corrente che l’hanno sostenuta. Poi c’è il lato pentastellato. La capogruppo al Senato Barbara Floridia ha immediatamente evidenziato i punti di contatto: “Auguri a Elly Schlein. Finalmente ho ascoltato parole simili alle nostre. Su giustizia sociale, lotta ai cambiamenti climatici, salario minimo, più risorse e più attenzione alla scuola pubblica e alla sanità il Movimento 5 Stelle c’è da tempo con proposte chiare. Passiamo ai fatti”. D’altronde Giuseppe Conte dovrebbe aver imparato, dopo le elezioni regionali, che la corsa solitaria nel tentativo di vuotare il Pd è una corsa a perdere. E se non ci è riuscito nel momento di massima debolezza del Pd, è difficile pensare che possa riuscirci con un Pd pronto a riorganizzarsi nel nome della radicalità di Schlein. Condizioni che potrebbero, forse, favorire il dialogo.
Nodo Ucraina
Il dialogo con il Movimento 5 Stelle mette al centro il posizionamento sulla guerra in Ucraina. Enrico Letta ha finora impostato il partito, nonostante timidi e sparuti sussulti di fantomatico pacifismo, sulla linea dell’appoggio a Zelensky anche in termini di fornitura di armi. La posizione di Schlein, quella emersa in fase di campagna, sembra un po’ diversa e leggermente più dubbiosa sulla necessità di continuare ad alimentare il fuoco. Una posizione più vicina a Conte, insomma. Schlein vuole la pace, come tutti, ma il tema resta. Sarà interessante vedere come si riposizionerà nell’intento di non snaturare il Pd su una questione, in questo momento, assai percepita. Per il momento la piccola – e democratica – rivoluzione di Schlein può avere inizio. Primo punto all’ordine del giorno: riorganizzare la sinistra e costruire una proposta di Italia alternativa a quella di Meloni. L’altra donna della politica italiana è avvisata e le parole della neo segretaria Schlein già rimbombano tra agenzie e feed dei social network: “Saremo un bel problema per il governo Meloni”.