Proseguono le ricerche di Marco Raduano, il boss evaso dal carcere di Nuoro calandosi dal muro di cinta della struttura con l’aiuto di una corda ricavata dalle lenzuola. Secondo le ultime informazioni, sembra che il detenuto fosse in possesso delle chiavi per uscire nel cortile dal reparto di massima sicurezza in cui era recluso: si ipotizza che abbia studiato le falle del sistema per poter mettere in atto il suo piano. Sono due le inchieste aperte sul caso.
Boss evaso Nuoro ancora latitante: aperte due inchieste sul caso
Sono due le inchieste, una della Procura e l’altra del Ministero della Giustizia, aperte per far luce sull’evasione di Marco Raduano, il boss della criminalità organizzata garganica detenuto nel carcere di massima sicurezza di Badu e’ Carros, a Nuoro, fuggito negli scorsi giorni servendosi di una corda di lenzuola. Secondo quanto emerso finora, il 39enne si sarebbe presentato regolarmente alla conta pomeridiana per poi uscire in giardino – sembra che fosse in possesso della chiave per recarsi nel cortile della struttura dal reparto dove era recluso – e mettere in atto il suo piano di evasione. Piano che, secondo chi indaga, sarebbe stato programmato dal detenuto e da eventuali complici nei minimi dettagli, dopo aver studiato le falle del sistema carcerario, sfruttando a proprio vantaggio le carenze di organico segnalate più volte dai sindacati. “Un collega pagherà per le negligenze dell’amministrazione penitenziaria che non ha mai potenziato l’organico nonostante le richieste e questo non è giusto”, dice ora Giovanni Conteddu dell’Osapp Nuoro. E sono già state diverse le interrogazioni presentate in tal senso al Governo.
L’ipotesi, per ora, è che Raduano possa essere stato coperto da qualcuno, visto che la sorveglianza si sarebbe accorta della sua assenza solo due ore dopo la fuga. Ore durante le quali il boss avrebbe avuto il tempo per allontanarsi, aiutato da qualcuno che lo aspettava all’esterno. “Per potersi calare dal muro ha potuto costruirsi una scala fatta con le lenzuola annodate e dei supporti per reggere il peso, una cosa che sembra difficile da realizzare senza averla programmata e studiata”, ha dichiarato all’Ansa il Questore di Nuoro, Alfonso Polverino. A mostrare la sua evasione sono le immagini delle telecamere di sorveglianza della struttura: dopo essersi calato da un’altezza di almeno cinque metri grazie alla corda di lenzuola, Raduano si guadagna l’uscita passando sotto la recinzione metallica, per poi sparire dalla visuale. Gli inquirenti sono ora sulle sue tracce e su quelle di eventuali complici – con la collaborazione della Direzione distrettuale antimafia di Bari -, mentre cercano di chiarire le esatte dinamiche di quanto accaduto. In particolare, si cerca di capire come il boss sia potuto entrare in possesso delle chiavi e perché l’allarme sia stato dato alle 19, quando l’evasione sarebbe avvenuta attorno alle 17.
Sindaco di Vieste: “Fuochi d’artificio?! Erano per un compleanno”
Qualche ora dopo l’evasione di Raduano, lo scorso 24 febbraio, dei fuochi d’artificio erano stati fatti esplodere a Vieste, sua città d’origine. Secondo alcuni, si sarebbe trattato di un gesto programmato da clan affiliati per festeggiare la fuga del 39enne, arrestato nel 2018 nell’ambito dell’inchiesta “Neve di Marzo”, che smantellò un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico sul Gargano, e poi condannato a 19 anni di reclusione per traffico di stupefacenti con aggravante di mafia, omicidio, reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi e stupefacenti. Stando alle dichiarazioni del sindaco della città, Giuseppe Nobiletti, le celebrazioni “riguardavano la festa di compleanno di una 40enne presso un noto locale nella zona portuale”. “La città intera ha a accolto la notizia dell’evasione con grande tristezza e preoccupazione”, ha dichiarato, concludendo: “Siamo fiduciosi però che le forze dell’ordine al più presto assicureranno l’evaso nuovamente e definitivamente alla giustizia”.