Domenica 26 febbraio 2023 sarà una data epocale per la storia del Pd: non solo perché si va al voto per le primarie, che eleggeranno il futuro segretario, ma anche per il segnale di cambiamento che il popolo del Nazareno intende dare a questa tornata elettorale interna.
Dagli ambienti dem traspare una parola sopra le altre: partecipazione. Questo il concetto di fondo che passa nell’aspirapolvere mediatico, il quale risucchia il dato dei 600mila votanti alle ore 13, con ancora più della metà del tempo per recarsi ai seggi.
L’obiettivo dichiarato è di superare il milione, un dato comunque inferiore rispetto al 2019 quando vinse Nicola Zingaretti.
Voto primarie Pd 2023, lo spoglio dalle 20: Bonaccini favorito su Schlein
In attesa delle comunicazioni di chi siederà alla guida del partito, la giornata di voto alle primarie Pd 2023 è stata l’occasione per il testamento politico della cosiddetta “vecchia guardia”.
In primis, Enrico Letta, che chiude ufficialmente il suo secondo mandato da segretario. Dopo l’ultima fatica istituzionale, rappresentata dalla visita all’ambasciata ucraina lo scorso venerdì, l’ex premier ha dato il suo saluto direttamente al seggio di Arezzo al quale è iscritto:
Oggi si celebra un grande inno alla democrazia e alla partecipazione, che segnerà la ripartenza della comunità democratica
Proprio sul concetto di unità insiste il leader uscente, che coglie l’occasione anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa rivendicando al contempo gli errori commessi. Letta parla di “leadership”, di “forte legittimazione”, per potersi concentrare sui veri problemi del Paese e non sulle diatribe interne.
In sua difesa è giunto poi l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini (tra i principali sponsor di Schlein), il quale ha elogiato “la tenacia, l’intelligenza politica e la generosità” del suo collega di partito.
Ai seggi sono stati pizzicati anche Romano Prodi, il quale ha confessato il voto per Bonaccini, Rosy Bindi, che ha dichiarato di non esprimere alcuna preferenza.
Intanto Elly Schlein ha criticato duramente la posizione del governo rispetto alla tragedia di migranti sulle coste calabresi, attribuendo enormi responsabilità dell’accaduto all’Esecutivo.