Bonus casa, l’allarme Ance sulla stretta cessione crediti: a rischio 115mila cantieri. Torna a mettere in guardia il governo sulle conseguenze dell’entrata in vigore del decreto 11 del 17 febbraio 2023 l’Associazione nazionale dei costruttori edili, richiedendo “soluzioni certe e di immediata attuazione”, dopo l’incontro sull’argomento di martedì scorso a Palazzo Chigi. La questione da sciogliere è quella dello sconto in fattura e della possibilità di poter vendere i crediti derivanti dal superbonus 110%, ma anche degli altri bonus casa, dal momento che il provvedimento coinvolge anche le agevolazioni sulle facciate, sull’ecobonus, sui lavori di messa in sicurezza per il sisma e su tutti i cantieri – che rischiano di entrare in crisi – dei piccoli interventi, anche in edilizia libera. L’Ance ha presentato due priorità articolate in sette interventi. Di questi, quelli da adottare improrogabilmente e in via d’urgenza, riguardano i 19 miliardi di euro di crediti d’imposta rimasti incagliati perché gli operatori del settore e le banche non possono disporre per il plafond fiscale esaurito e il canale dei pagamenti che potrebbe mettere in ginocchio le imprese.
Bonus casa, l’allarme Ance sulla stretta cessione crediti: a rischio 115mila cantieri
Sul nodo della cessione dei crediti d’imposta e dello sconto in fattura, tagliati fuori dal decreto del governo del 17 febbraio scorso, emergono dati che testimoniano la dimensione della situazione di crisi. Se non si troveranno soluzioni nell’immediato, saranno a rischio 115.000 cantieri agevolati dai bonus casa e dal superbonus, con rischio di fallimento per 32.000 imprese e licenziamento di 170.000 lavoratori. I crediti d’imposta, già rimasti incagliati prima dell’entrata in vigore del decreto 11 del 2023 per via dell’incertezza normativa e per la chiusura degli acquisti di bonus da parte delle banche, adesso andrebbero smaltiti per evitare che la bolla travolga imprese, lavoratori e famiglie che dovrebbero rientrare degli investimenti fatti per ristrutturare casa o per adeguare la propria abitazione a standard di consumi più efficienti. La proposta avanzata dall’Associazione nazionale dei costruttori edili è quella della compensazione delle imposte con i crediti mediante l’utilizzo dei modelli F24. Con questa soluzione si cercherà di sbloccare, quanto meno, i crediti rimasti bloccati alla data di entrata in vigore del decreto.
Bonus edilizi, quali sono gli esclusi alle agevolazioni fiscali?
Per gli interventi i cui lavori inizino in data successiva al 16 febbraio 2023, l’imperativo del decreto prevede la possibilità della sola detrazione fiscale, tagliando fuori dalla portata di private e di imprese il ricorso allo sconto in fattura o alla cessione dei crediti d’imposta. La stessa situazione si presenta anche per quanto riguarda la documentazione richiesta: la presentazione del certificato di avvio dei lavori (Cila) o quello di registrazione del contratto preliminare o del rogito per i casi di demolizione e ricostruzione devono essere avvenuti non oltre lo scorso 16 febbraio. Quest’ultimo nodo è una delle mosse sulla quale l’Ance chiede una soluzione nel senso di prevedere la sola domanda di acquisizione del titolo abitativo al 16 febbraio. Il più gravoso deposito del contratto preliminare o del rogito – per i quali sono a disposizione 30 giorni per l’adempimento – ha spiazzato i privati che si sono ritrovati a un cambio di carte in tavola da un giorno all’altro.
Superbonus, come cambia la cessione crediti e lo sconto in fattura con il decreto 11 del 2023
Sui crediti pregressi del superbonus, l’Ance propone dunque il ricorso alla compensazione dei modelli F24 al fine di smaltire i bonus precedenti alla data del 17 febbraio. Su questo passaggio, l’Associazione dei costruttori chiede l’intervento tampone di grandi aziende partecipate come, tra le altre, Cassa depositi e prestiti, Fincantieri, Enel, Snam, Eni e Rfi. “L’attività di acquisto di questi crediti – sostiene la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio – ha un rischio estremamente contenuto perché tutti i bonus fiscali hanno superato gli accurati controlli previsti dalla due diligence delle piattaforme specializzate incaricate dalle banche”. Tra le altre proposte, vi è quella di un allentamento del decreto nel senso della cessione del credito e dello sconto in fattura per i lavori relativi alla ricostruzione post sisma del Centro Italia con i bonus. Il provvedimento del 17 febbraio scorso rischia di bloccare anche questi interventi.