Omicidio Valle Aurelia ultime notizie. E’ stato disposto il collocamento in comunità per il figlio minore del filippino fermato per l’omicidio di Michael Lee Pon, avvenuto lo scorso 19 febbraio nei pressi della stazione ferroviaria Valle Aurelia. Il 16enne è gravemente indiziato per aver commesso l’omicidio assieme al padre. La misura cautelare, emessa dal gip del Tribunale per i Minorenni di Roma, su richiesta della Procura per i minori, è stata eseguita dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Roma. Nei prossimi giorni comparirà davanti al gip del tribunale dei minorenni per la convalida.
Omicidio Valle Aurelia ultime notizie, fermato il figlio dell’assassino
Lo scorso 20 febbraio il padre si era costituito assieme al figlio alla Caserma dei Carabinieri di Tor Vergata confessando il delitto del filippino. Il padre aveva dichiarato di aver estratto il coltello e di aver ucciso l’uomo ed era stato così sottoposto a fermo di indiziato di delitto. Il figlio invece era risultato solo indagato. Nella serata di ieri, dopo aver eseguito altri accertamenti, i poliziotti hanno eseguito una misura cautelare personale anche nei suoi confronti disponendo il trasferimento in comunità. Stando ad una primissima ricostruzione sembra che il 16enne abbia picchiato l’uomo, con calci e pugni, mentre il padre lo accoltellava ferendolo a morte. Tra i tre sarebbe nata un’accesa discussione poi degenerata in violenza. Michael Lee Pon è morto in strada dopo aver ricevuto diversi fendenti all’addome mentre i suoi aggressori avevano fatto perdere le loro tracce. Il giorno successivo al delitto, padre e figlio si sono però presentati in caserma confessando l’atroce gesto. Il movente dell’omicidio sembra essere di natura economico. Tra la vittima e l’assassino non correva buon sangue. L’assassino ha infatti riferito ai carabinieri: “Non mi lasciava in pace da qualche mese, voleva sempre soldi, alla fine mi sono rifiutato di darglieli. Io non l’ho mai cercato, è stato lui a trovarmi: si è presentato a Valle Aurelia armato di un punteruolo. Ha aggredito me e mio figlio, mi sono solo difeso. E ho cercato di difendere anche il mio ragazzo”. Secondo il presunto omicida la vittima pretendeva da lui somme di denaro forse per debiti di droga e per questo si sarebbe presentato in stazione a una festa di compleanno organizzata da alcune famiglie di filippini proprio per affrontare armato il connazionale. Quest’ultimo, sempre secondo la sua versione dei fatti, lo avrebbe colpito durante la colluttazione per disarmarlo. L’assassino aveva precedenti per spaccio e lavorava come badante a Roma. La vittima, che svolgeva lo stesso lavoro, aveva precedenti. A Valle Aurelia, Michael sarebbe arrivato con l’obiettivo di incontrare il suo assassino. Per quale motivo? Voleva richiedergli denaro? E soprattutto è vero che si è presentato armato? Ci sono ancora interrogativi aperti ma le immagini delle telecamere potrebbero essere decisive. In ogni caso, si tratterebbe di una lite maturata tra connazionali, probabilmente sotto l’effetto di alcol o dello shaboo, la cosiddetta “droga dei filippini”, dieci volte più potente della cocaina, con effetti più lungi a decisamente devastanti per chi la assume.
I video diffusi sulle chat
Il 43enne filippino che ha confessato l’omicidio del connazionale Michael Lee Pon aveva girato dei video prima di costituirsi. In uno, l’uomo aveva chiesto ai parenti di prendersi cura del figlio minorenne. L’uomo spiegava di non essersi consegnato subito per paura di andare in prigione senza poter essere assistito da un avvocato: “Devo andare là dentro. Devo andare alla polizia. A fare la testimonianza. Ne sto parlando per tenere mio figlio. Per favore guarda mio figlio. Prima non volevo andare alla polizia perché non avevo l’avvocato”. E poi ancora in lacrime rivolge un ultimo appello: “Proteggete mio figlio. Per favore non lasciatelo solo”. Le telecamere della stazione di Valle Aurelia lo inchiodavano sulla scena del delitto mentre stringeva in mano l’arma insanguinata con cui aveva ucciso il connazionale.