Oggi è il giorno delle primarie Pd 2023. Dopo mesi di attesa, domenica 26 febbraio verrà scelto il prossimo segretario del Partito Democratico. Sono state settimane di campagna elettorale per tutti i nomi presenti all’interno della sfida dem. Sarà sostanzialmente una corsa a due tra Stefano Bonacci e Elly Schlein. Nel voto odierno saranno ammessi anche i non iscritti al partito, a patto che si firmi una dichiarazione di sostegno al piano politico del Pd, insieme al versamento di un contributo di 2 euro. I seggi saranno aperti dalle 8 alle ore 20, tra i 5.500 gazebo sparsi per l’Italia.

Primarie Pd 2023 oggi, i numeri della sfida

Bonacci e Schlein sono i due nomi che hanno raccolto maggiori preferenze tra il 3 e il 19 febbraio ai congressi di circolo: stiamo parlando di 151.530 votanti con Stefano Bonaccini che ha ottenuto 79.787 preferenze, pari al 52,87%, Elly Schlein 52.637 voti (34,88%), Gianni Cuperlo 12.008 voti (7,96%) e Paola De Micheli 6.475 voti (4,29%). Da qui, la sfida a due alle primarie Pd 2023 oggi. Difficile, invece, raggiungere l’obiettivo di una affluenza al volto del milione di persone, numero fissato per poter parlare di “buona salute” intorno al coinvolgimento degli elettori verso il partito.

Primarie Pd 2023, 16mila elettori pre-registrati

Nel frattempo, i dem possono contare su diverse decine di migliaia di elettori che si sono pre-registrati sulla piattaforma “Voto dove vivo” per permettere la votazione in un posto diverso rispetto alla residenza attuale. Stiamo parlando di 12.735 fuorisede, 1.617 minori e 1.235 stranieri. Ricordiamo, invece, che gli italiani all’estero potranno votare dalle 00.01 alle 23.59 (ora italiana).

Cosa può succedere dopo il voto: gli scenari possibili

In attesa di capire chi sarà il prossimo segretario dem, gli analisi politici hanno fatto più di qualche osservazione rispetto a quello che potrebbe succedere dopo il voto odierno. Stiamo parlando di tre differenti scenari, a partire dalla vittoria a sorpresa di Elly Schlein che verosimilmente rappresenterebbe una sorta di spaccatura di partito, dopo il voto ai congressi di circolo in cui Bonaccini ha ottenuto più preferenze. In questo senso, potrebbe esserci il rischio di un’uscita dal Pd – probabilmente verso il Terzo polo – da parte dei riformisti, così come un possibile ri-allineamento con Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle.

Se dovesse vincere Bonaccini con un netto margine, l’attuale governatore della Regione Emilia Romagna avrebbe la possibilità di portare avanti il suo credo riformista e prendere ancor più le distanze da M5S e da Conte. Possibili frizioni per quanto riguarda un piccolo gruppo di bersaniani che potrebbero – a questo punto – valutare un’uscita dai dem.

Quindi, l’ultimo scenario prevederebbe la vittoria di Bonaccini con poco margine. In questo senso, il nuovo segretario di partito vedrebbe la propria proposta politica limitarsi già in partenza, non potendo contare su un favore allargato. Sarebbe quindi difficile intraprendere una linea riformista di peso. In questo senso, potrebbe avviarsi un percorso di ‘logoramento’ del leader, in attesa di un prossimo congresso. È chiaro, però, che saremmo di fronte ad una ipotesi di paralisi politica – a sinistra – che vuole essere evitata per non dare altra libertà di azione al centrodestra.