Compensazione F24, ecco che cos’è lo strumento per sbloccare i crediti dei bonus edilizi e del superbonus. La soluzione della compensazione tra imposte da pagare e crediti del superbonus era stata già ideata dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) e dall’Associazione bancaria italiana (Abi) nei mesi addietro per sbloccare i crediti d’imposta che le banche tenevano fermi nei cassetti non avendo più capienza fiscale. Adesso la proposta delle due associazioni è divenuta attuale e fattibile per la situazione che si è venuta a creare sul superbonus e sugli altri bonus edilizi come conseguenza dell’entrata in vigore del decreto 11, entrato in vigore lo scorso 17 febbraio. Le associazioni dell’edilizia e bancarie, infatti, hanno rilanciato la loro proposta nell’incontro che hanno avuto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, trovando finalmente spiragli di apertura da parte del Mef. Peraltro, la proposta degli F24 arriva anche all’indomani della nuova classificazione dei crediti fiscali adottata dall’Eurostat, secondo la quale i bonus edilizi non genererebbero un passivo nel bilancio, ma nel deficit annuale, in particolare negli anni ai quali detti crediti sono imputati. Da qui, le decisioni prudenti del governo guidato da Giorgia Meloni nel trattare la questione dei bonus edilizi.
Compensazione F24, che cos’è lo strumento per sbloccare i crediti dei bonus
Si fa sempre più incessante la richiesta delle associazioni di categoria che chiedono l’introduzione dello strumento in compensazione dell’F24 per aprire la capacità fiscale delle banche, che attualmente non possono procedere a nuovi acquisti dei crediti d’imposta dagli operatori del settore perché hanno terminato la capienza fiscale. L’unica possibilità per gli istituti bancari è quella di liberarsi dei crediti rimasti incagliati per poi procedere con nuovi acquisti dei bonus edilizi. La parola chiave è dunque “capienza“, intesa come spazio fiscale dentro al quale le banche possono procedere ad acquistare crediti. In questo caso, si fa riferimento agli interventi agevolati dai bonus e dal superbonus 110% pregressi, quelli cioè che hanno visto l’avvio dei lavori entro la data del 16 febbraio 2023 stando a quanto determinato dal decreto 11 del 2023. Pertanto, le banche possono procedere ad accettare in pagamento gli F24 con i quali i clienti pagano le proprie imposte, compensandoli con i crediti fiscali che hanno fermi nel cassetto. L’operazione, naturalmente, non è esente da vincoli: la proposta potrebbe essere accolta per una percentuale molto bassa delle imposte da compensare, indicativamente tra l’1% e il 2%. Ma tanto potrebbe bastare alle banche per liberare miliardi di euro di crediti detenuti e, ad oggi, non utilizzabili.
Sconto in fattura superbonus, quanto bisogna dichiarare di redditi per la compensazione?
Su queste basi, il ministero dell’Economia e delle Finanze, nei giorni scorsi ha mostrato una certa apertura alla proposta dell’Ance e dell’Abi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si è detto possibilista ma ha sottolineato che le banche possono far fronte ai crediti dei bonus e superbonus dell’edilizia con la capacità fiscale che già detengono – stimata in 30 miliardi di euro – che basterebbero per i 19 miliardi di euro di crediti che si reputano incagliati. Insomma, il ministro starebbe cercando di verificare prima quanta capacità fiscale reale hanno le banche prima di procedere con la compensazione con i modelli F24. L’Abi, invece, ha smentito questa stima, specificando che nella contabilità bancaria pesano le annualità di smaltimento dei bonus e che quindi quello spazio non esista. Nel caso in cui si avessero delle apertura alle operazioni degli F24, i soggetti debitori delle tasse nei confronti dello Stato – sia come privati che come imprese – darebbero una mano a liberare spazio fiscale, considerando che i modelli accettati in pagamento dalle banche riguardano soprattutto tributi locali come la Tari e l’Imu, versamenti che poi le banche girano allo Stato. Diversamente, se i beneficiari dei bonus edilizi dovessero decidere di portare in detrazione fiscale i propri bonus, dovrebbero mettere in conto una capienza fiscale da considerare quanto più ampia possibile: ad esempio, su uno sconto in fattura che genera crediti per un lavoro edilizio di 4.700 euro, è necessario dichiarare all’Agenzia delle entrate redditi per 20mila euro all’anno.