Centinaia di bottiglie di ketchup Heinz. È questa la misteriosa scoperta fatta da Archeoplastica sulle spiagge della Puglia, dove da mesi, passeggiando sul bagnasciuga, è possibile imbattersi in oggetti simili, portati a riva dalla marea. Sono diverse le ipotesi che, al momento, potrebbero spiegare il fenomeno.
Ketchup sulle spiagge in Puglia: cosa sta succedendo
È una vera e propria invasione di plastica, quella che da mesi si starebbe verificando lungo la costa adriatica, da Brindisi fino al Salento, in Puglia, dove sarebbero già a centinaia, in particolare, le bottiglie di ketchup Heinz rinvenute nell’ambito del progetto Archeoplastica, volto a sensibilizzare la tutela del mare, sfruttando i rifiuti datati portati sulle spiagge dalla marea, soprattutto nel periodo invernale. A spiegare il misterioso ritrovamento è Enzo Suma, guida naturalistica di professione e gestore delle pagine social del progetto. “Io osservo qualsiasi cosa che viene dal mare – ha raccontato in un’intervista a Fanpage, parlando del fenomeno osservato sul territorio pugliese -, a un certo punto era impossibile non notarli, sono apparsi questi flaconi (quelli di ketchup, ndr)”. Confezioni senza etichetta, anonime, che però presentano un “57” vicino al tappo, che non lascerebbe dubbi circa la marca, né la provenienza: gli Stati Uniti.
“Ci sono molti altri prodotti che hanno la stessa origine. Quasi tutti sono già usati, al massimo c’è un po’ di fondo, e sono arrivati insieme – spiega ancora Suma -. Ci siamo accorti che hanno la stessa scadenza, etichette simili o uguali, e sono di origine americana”, come dimostrano le etichette e il codice a barre che spesso inizia per “0”, com’è tipico dei prodotti americani. Si tratta non solo di salse, ma anche di snack, succhi, prodotti monoporzione per la colazione, riso soffiato, caramelle, detersivi, prodotti per l’igiene intima, profumi e bombolette spray di vario genere, spesso rinvenuti in sacchi di iuta originariamente destinati al caffè. Su come possano essere arrivati sulle spiagge, al momento ci sono diverse ipotesi. La più accreditata è quella secondo la quale i prodotti sarebbero caduti in mare da una nave militare statunitense, magari durante il carico delle merci o a causa di una mareggiata.
Del resto, in questi mesi, a causa del conflitto in Ucraina, il passaggio di navi di questo tipo si sarebbe intensificato. Meno probabile, invece, l’ipotesi di una nave mercantile che rifornisca gli Stati Uniti passando per il Mediterraneo o di una nave da crociera di una compagnia statunitense. “Mi hanno segnalato dei ritrovamenti anche nel Gargano, ma sono soprattutto a Sud – ha continuato Suma -. Questo mi fa pensare che siano caduti in mare nella zona tra Grecia e Turchia. A noi arriva molto materiale da lì, e dato che l’ultima mareggiata ha spinto verso Nord Est credo che sia stato questo il tragitto dei rifiuti. Alcuni hanno viaggiato un bel po’ sicuramente, avevano anche dei piccoli crostacei attaccati, le lepadi, che si fissano sugli oggetti alla deriva. Altri in realtà erano abbastanza ben conservati”. Servirà del tempo per capirne di più, ma lo strambo ritrovamento potrà sicuramente servire a sensibilizzare più persone sull’inquinamento del mare.
Inquinamento marino e plastica
Secondo il WWF, sarebbero 450 milioni le tonnellate di plastica prodotta ogni anno nel mondo: di queste, circa 8 milioni di tonnellate finirebbero negli oceani, inquinando l’acqua e mettendo a rischio centinaia di specie, nonché l’uomo. Anche perché si tratta di prodotti che resistono nell’ambiente fino a 1.000 anni. A mostrare il perfetto stato di conservazione di alcuni reperti anche molto datati è il museo virtuale pensato da Archeoplastica per raccogliere i ritrovamenti più interessanti in 3D e far capire che anche piccoli oggetti della vita quotidiana possono fare la differenza, in questo caso in negativo.