Omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, condannato a due mesi di reclusione con pena sospesa e a un’ammenda il maresciallo Fabio Manganaro, responsabile di aver bendato in caserma i due ragazzi americani giudicati colpevoli dei fatti accaduto nel 2019.

In piena notte, Cerciello Rega e un collega risposero a una chiamata per furto nel cuore di Roma. Ma quando rintracciarono i due presunti responsabili, il brigadiere campano venne accoltellato a morte. Per i due giovani statunitensi è stata emessa una sentenza di condanna a morte rispettivamente a 24 e 22 anni.

Omicidio Cerciello Rega, la dinamica di ciò che avvenne in via Selci

A porre in una posizione critica dal punto di vista giuridico Manganaro fu una foto nella quale si vedeva uno dei due accusati, nello specifico Gabriel Natale Hjorth, ammanettato a una sedia e con il volto bendato.

Da qui erano emerse una serie di indiscrezioni (anche dal mondo politico) su ciò che era avvenuto in caserma dopo l’arresto dei due ragazzi, a poche ore dall’omicidio di Mario Cerciello Rega. La questione era passata poi sotto traccia dal momento che la copertina era tutta per le indagini sulla morte del vicebrigadiere, fino alla condanna emanata lo scorso anno.

Nella tarda serata di venerdì ecco la sentenza del giudice monocratico di Roma, Alfonso Sabella, il quale considera illegale la pratica del bendaggio e aggiunge il pagamento di un’ammenda di 5mila euro. Manganaro, ascoltato più volte in udienza, aveva dichiarato di aver agito in questo modo per evitare che il ragazzo ricorresse a eventuali atti di autolesionismo, sulla base della propria esperienza diretta:

Sin dal suo arrivo in caserma appariva molto nervoso, agitato, camminando avanti indietro per la stanza

Ma questa versione è stata contestata dal ragazzo, il quale ha smentito la dichiarazione secondo cui sarebbe rimasto bendato per circa una decina di minuti. Il suo legale, Francesco Petrelli, si è detto soddisfatto della sentenza, in quanto “è stata riconosciuta la dignità della persona in uno stato di diritto”.

Il difensore del maresciallo, Roberto De Vita, ritiene al contempo “ingiusta” la condanna poiché “il mio cliente viene punito per aver garantito l’incolumità del fermato”. L’accusa aveva chiesto una condanna a tre mesi.