Endometriosi, farmaco, cura. Endometriosi, è allo studio un farmaco che potrebbe curarla in maniera definitiva. Tre milioni di donne, solo in Italia, soffrono di endometriosi. O almeno risalgono a tanti i casi conosciuti che generalmente emergono durante i normali controlli ginecologici, nel 30-40% dei casi accidentale, spesso avviene durante analisi che vengono approfondite per altre patologie. E i medici sottolineano quante ancora potrebbero essere le donne che non sanno di soffrire di questa patologia. I progressi che si sono fatti negli anni sono comunque importanti. Rispetto a qualche tempo fa, quando si pensava che molte donne soffrissero semplicemente per un ciclo più doloroso di altri, o che avessero difficoltà a rimanere incinte per chissà quale altro problema, la medicina ha riconosciuto questa patologia e gli specialisti hanno imparato a leggere bene sintomi e risultati di approfondimenti. Al momento non esiste una cura, ma solo un modo per cercare di arginare il problema, di bloccarlo e non farlo avanzare, con delle terapie ormonali. Nei casi più gravi dello stato di avanzamento della malattia, a volte è necessario ricorrere anche, periodicamente a degli interventi chirurgici.
Endometriosi farmaco cura, alcuni ricercatori potrebbero aver trovato la cura definitiva per la patologia
Perché l’endometriosi è una patologia ginecologica cronica e progressiva caratterizzata dalla presenza extrauterina dell’endometrio, il tessuto che normalmente riveste l’interno dell’utero. Al di fuori della sua sede, l’endometrio può crescere, infiltrare e disseminarsi, formando aderenze e fibrosi. Ed è di oggi la notizia secondo cui potrebbe arrivare una svolta, perché alcuni ricercatori di una casa farmaceutica giapponese potrebbero aver scoperto un farmaco in grado di curare la patologia in maniera definitiva. I ricercatori hanno sviluppato un farmaco innovativo (un anticorpo “a lunga durata d’azione”), che blocca una proteina infiammatoria (l’Interleuchina 8), dimezzando le dimensioni delle lesioni “dolorose” causate dall’endometriosi. “Ad oggi – hanno dichiarato i ricercatori – non esiste un trattamento definitivo per l’endometriosi. L’anticorpo anti-IL-8 potrebbe aiutare tutti coloro che ne soffrono”. Dopo i promettenti risultati dei test sulle scimmie, ora gli scienziati si preparano a testare il farmaco anche sull’uomo. La ricerca è stata presentata al 44esimo meeting annuale della Japanese Endometriosis Society, e pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine. Nello studio i ricercatori giapponesi hanno esaminato campioni di tessuto umano prelevato da 10 pazienti con endometriosi e 4 senza, e hanno scoperto che i livelli di una specifica molecola di segnalazione chiamata Interleuchina-8 (IL-8), che svolge un ruolo importante nella risposta infiammatoria del corpo, erano strettamente correlati all’infiammazione e alle lesioni fibrotiche causate dalla malattia. “L‘Interleuchina IL-8 – hanno precisato gli scienziati – è una molecola infiammatoria che sembra essere “up-regolata” nei tessuti e nelle cisti presenti nelle donne affette da endometriosi. È quindi coinvolta nello sviluppo dell’infiammazione e della fibrosi di questa malattia”. Questa scoperta ha portato i ricercatori a sviluppare la molecola AMY109, un anticorpo “a lunga durata d’azione” che si lega e blocca la segnalazione di IL-8. Il farmaco è stato già brevettato, il che impedirà ad altri ricercatori di testarlo nei propri esperimenti. In sostanza l’anticorpo anti-IL-8 è in grado di ridurre in maniera significativa il volume delle lesioni e dei marcatori della fibrosi (caratterizzata da ispessimento e cicatrizzazione del tessuto). “Le terapie anticorpali in genere vengono eliminate dal corpo abbastanza rapidamente, richiedendo somministrazioni ripetute. In questo caso, AMY109 dura abbastanza a lungo in circolazione e sarebbe sufficiente un’iniezione sottocutanea una volta al mese”, hanno affermato i ricercatori. Per continuare le sperimentazioni però, fanno sapere gli scienziati che si stanno occupando dello studio, sono necessari dei finanziamenti, questo per comprendere meglio tutti i sottotipi di endometriosi conosciute ormai da tempo dai medici. Già dal 2021 i ricercatori dell’Università di Oxford hanno identificato uno specifico gene (denominato NPSR1) che aumenta il rischio di sviluppare l’endometriosi, e spesso presente nelle forme più aggressive della condizione. Il gene è diventato il nuovo bersaglio terapeutico di farmaci non ormonali in via sperimentale che spengono il dolore e l’infiammazione.