Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato con riserva questo pomeriggio il decreto legge (Dl) Milleproroghe, approvato definitivamente dal Parlamento ieri.

Nel comunicato apparso sui canali istituzionali del Quirinale, si sottolinea come i commi del Dl siano più che raddoppiati, “passando dai 149 originari ai 354 del testo conclusivo”. Qualche riga sotto arriva l’amaro commento sul calderone che è stato infilato al suo interno:

È del tutto evidente che essendo contenuti provvedimenti di ambiti diversi, si sia trasformato in decreto-legge omnibus del tutto disomogeneo

Il capo dello Stato chiude quasi del tutto gli occhi, ma non può esimersi dal ritenere incostituzionali i dossier sulle concessioni balneari (in particolare sulla proroga delle concessioni demaniali) secondo l’articolo 74 della Costituzione: in breve, Mattarella avrebbe potuto rispedire indietro alle Camere il decreto.

Dl Milleproroghe, Mattarella critica la scarsa programmazione legislativa

Tuttavia, vista la quantità di provvedimenti contenuti al suo interno (alcuni dei quali particolarmente urgenti) e la “delicatezza” della situazione, Mattarella ha comunque apposto la sua firma in calce al Dl Milleproroghe, che sarà dunque pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale.

Un suo rinvio a Camera e Senato avrebbe rappresentato un rischio enorme a pochi giorni dalla scadenza dei termini per la sua conversione. Soffermandosi sul tema delle concessioni demaniali balneari, il leader del Colle parla di “profili di incompatibilità con il diritto europeo che rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”. Oltre all’art.74 viene citato nel comunicato anche l’art.81, che sottolinea l’impegno dello Stato nel bilanciare entrate e uscite: pare infatti che alla base delle perplessità ci sia un buco economico in prospettiva.

Dopo una tirata d’orecchie Mattarella ha tempo anche per porgere la carota al governo Meloni, di cui “ho apprezzato l’iniziativa con cui ha sottolineato sottolineando l’abuso della decretazione d’urgenza”. Applicata soprattutto nei primi mesi del mandato per rispettare le scadenze di fine anno, il Colle contesta come “i decreti legge siano da tempo divenuti lo strumento prevalente con il quale i Governi esercitano l’iniziativa legislativa”. A pesare è anche il carattere emergenziale che l’Italia ha vissuto da un anno a questa parte che ha impedito “un’adeguata capacità di programmazione legislativa”.