Aereo caduto in Nepal, ecco quali sono le cause.
A bordo del velivolo della compagnia Yeti Airlines viaggiavano 72 persone, tutti hanno perso la vita nel terribile incidente.
La tragedia è avvenuta nei pressi dell’aeroporto di Pokhara, una città collocata al centro del Paese.
Poche ore dopo lo schianto è stata ritrovata dalle autorità nepalesi la scatola nera dell’aereo precipitato che ha permesso di ricostruire quei terribili momenti.
Ecco cosa potrebbe essere accaduto.
Aereo caduto in Nepal cause, l’incidente è stato provocato da un errore umano?
La strage aerea che ha provocato la morte di 72 persone potrebbe essere stata causata da un banale errore umano.
Secondo quanto emerso nelle ultime ore, l’ipotesi più accredita dagli investigatori è quella dello scambio di due leve.
Pare, infatti, che il primo ufficiale possa aver scambiato la leva dei flap con quella dello spegnimento dei motori, causando così il terribile schianto avvenuto nei pressi dell’aeroporto in cui sarebbe dovuto atterrare.
Al comando dell’aereo, un Atr 72-500 della Yeti Airlines, vi erano in quel momento due piloti professionisti, il comandante con 22 mila ore di volo effettuate e il co-pilota, con 6.500 ore di volo.
Entrambi, stavano effettuando la tratta Kathmandu-Pokhara andata e ritorno per la terza volta nello stesso giorno.
Il fatale errore che è costato la vita a 68 passeggeri e a 4 membri dell’equipaggio, è avvenuto proprio durante le manovre di atterraggio, quando il velivolo era ormai quasi giunto a destinazione nella città nepalese.
Tutto è successo in pochi attimi quando il comandante, dopo aver estratto i flap di 15 gradi, ha dato l’ordine al co-pilota di portare i flap a 30 gradi.
Proprio in quel momento, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la potenza dei motori è diminuita in modo improvviso del 25%. Questo, come spiegato da un pilota esperto a “Il Corriere della Sera”, ha provocato il posizionamento delle eliche “a bandiera, cioè parallele alla direzione del volo”. Inoltre, il pilota ha spiegato questa manovra dicendo che “i motori di fatto non generano più né spinta, né resistenza”.
Per gli esperti, dunque, la dinamica della vicenda è la seguente:
“Con ogni probabilità il comandante non ha abbassato la leva dei flap per portare la loro angolazione da 15 a 30 gradi, ma ha toccato quella della regolazione delle eliche che, se portata indietro dalla condizione ‘Auto’ a ‘Ftr’ finisce per togliere potenza ai motori“.
A quel punto, dunque, i due motori del velivolo sono andati in “idle”, tale termine tecnico indica la potenza minima “per prevenire uno sforzo eccessivo” ed è proprio in questo momento che è stata registrata la prima anomalia a bordo e i comandanti in cabina di pilotaggio hanno tentato di capire cosa stesse succedendo.
Pochi secondi dopo, il comandante e il co-pilota si sono resi conto che i motori non avevano più alcuna potenza ma questo non è stato sufficiente ad evitare il terribile schianto.
Cosa è emerso dalle indagini: le brusche manovre prima dell’impatto
Gli ultimi secondi prima del violento impatto dell’aereo sono stati mostrati attraverso un video amatoriale in cui il velivolo è stato ripreso mentre virava bruscamente a sinistra a bassissima quota prima di schiantarsi al suolo.
Al caso continuano a lavorare incessantemente gli esperti del Bea, Agenzia francese per la sicurezza dei trasporti, i canadesi del Transportation Safety Board, in collaborazione con l’Easa, Agenzia europea per la sicurezza aerea, e l’azienda Pratt&Whitney che si è occupata della costruzione dei motori del velivolo precipitato.
Al momento, l’ipotesi più accreditata rimane quella dello scambio accidentale delle due leve che ha causato il terribile disastro aereo.
Tale dinamica verrà accertata nel corso di ulteriori verifiche, tuttavia, se venisse confermata, rimarrebbe da capire come sia stato possibile un errore di questa importanza e come mai i piloti non siano riusciti ad interpretare fin da subito i vari allarmi scattati all’interno della cabina di pilotaggio.