Nel decreto Milleproroghe è prevista l’estensione fino al 31 dicembre 2024 delle concessioni balneari. Proroga non gradita dal Quirinale che valuta se accompagnare la firma del decreto con osservazione critiche.

Balneari Milleproroghe, intervista Capacchione (Sib)

Noi di Tag24 abbiamo affrontato il tema con Antonio Capacchione, Presidente del Sib (Sindacato Italiano Balneari).

Presidente Capacchione, come avete accolto la proroga di un anno?

“Riteniamo che sia un termine che il Governo si è doverosamente concesso per risolvere la questione. Occorre comprendere come queste cose richiedano tempo, e non possano essere fatte da un giorno all’altro, pena il caos totale e l’assenza di regole. Riteniamo dunque questo tempo doveroso per trovare una soluzione, anche se la proroga va presa per quella che è: un palliativo per le imprese”.

La proroga costituisce ulteriore elemento di incertezza per le imprese del settore?

“L’incertezza c’era e c’è ancora. La stessa Presidente del Consiglio ha chiaramente detto come non intenda andare avanti a colpi di proroga. È necessaria però una ricognizione: come si fa a decidere se non si ha un’idea di quante concessioni demaniali marittime ci sono?

Proprio l’altro giorno abbiamo presentato lo studio fatto con Nomisma: ebbene, di 26 mila concessioni demaniali marittime, solo 7 mila riguardano stabilimenti balneari. Il resto riguarda altre tipologie di attività, come ristoranti, alberghi, bar e chioschi. Questo dimostra che si parla solo di balneari quando l’universo delle concessioni è ben più ampio. Ecco perché una ricognizione è doverosa: altrimenti si continua a parlare per sentito dire, come per i continui riferimenti alla questione del PNRR. La stessa Commissione Europea ha dichiarato che la questione posta non riguarda gli stabilimenti balneari ma i portuali. Eppure si continua con notizie false. Si dice che il fatturato dei balneari è pari a 15 miliardi l’anno: anche qui, una falsità. Quel dato fa riferimento agli utili delle località di mare, non solo agli stabilimenti. Ecco perché il dibattito è complicato e inquinato, si dicono troppe cose non vere”.

Presidente Capacchione, lei e il Sib siete soddisfatti dall’atteggiamento tenuto dal centrodestra nei confronti del balneari?

“La questione non riguarda solo il centrodestra. Ci sono autorevoli esponenti di regioni amministrate dal centrosinistra che ci danno ragione. La verità è che siamo di fronte a un gioco delle parti: il 12 anni tutti hanno amministrato e, a turno, fanno finta di non avere responsabilità. Un esempio?  Angelo Bonelli oggi ci attacca ma dimentica di dire che è lui – all’epoca capogruppo dei Verdi nel governo Prodi – che ha fatto la legge sui canoni del 2007. Ora invece addebita ai balneari la colpa dei canoni bassi.

Quello che chiediamo è semplicemente di affrontare la questione con senso di responsabilità. Basta strumentalizzazioni. Ne va del destino del nostro Paese e del settore balneare, che è parte fondamentale del nostro turismo e quindi della nostra economia. Tutta la politica deve essere responsabile, abbiamo bisogno di un contributo di serietà su questa questione”.

Qual è la proposta del Sib, il sindacato da lei presieduto?

“Se si vuole aumentare la concorrenza, si inizi da rilascio di nuove concessioni demaniali per far sorgere altre aziende. Abbiamo ancora tantissima spiaggia disponibile e si tratta di una misura che si potrebbe attuare subito con una ricognizione dei luoghi. Perché distruggere chi ha investito per una vita nella sua attività quando abbiamo la possibilità di dare spazio ad altri?

Ricordo che la maggior parte delle imprese balneari sono costituite da lavoratori autonomi, partite iva e famiglie in cui tutti i membri lavorano insieme. Questa è la fisionomia degli stabilimenti italiani: i dati dimostrano che circa il 74% delle concessioni demaniali marittime hanno una superficie inferiore ai 3mila metri quadri. Stiamo parlando di piccole imprese, non di aziende con grandi capitali.

Chiediamo un’analisi lucida della situazione e un accordo con la Commissione Europea: stiamo parlando di lavoratori che perderebbero non solo la loro azienda, ma il loro lavoro. Prima della concorrenza e sopra la concorrenza c’è e deve esserci la tutela del lavoro. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, che non è solo quello dipendente ma anche quello autonomo che ha una sua dignità che va tutelata. Chiediamo una discussione sul merito, non una discussione strumentale fatta di slogan”.