Quanti morti conta la guerra Ucraina-Russia? Nel giorno dell’anniversario che ricorda il primo anno del conflitto, era il 24 febbraio 2022, le ricerche e il pensiero degli utenti sono rivolti alle vittime del conflitto. Innocenti caduti per gli eventi di cui non avevano colpa. Più di settemila civili uccisi, più di quindici milioni di ucraini privati dell’accesso ad acqua pulita e cure, otto milioni di rifugiati, danni alle infrastrutture per 113 miliardi di dollari. Nei dati forniti da rescue.org manca solo il calcolo della distanza che adesso, a un anno dal conflitto, separa gli Stati Uniti e la Russia, Joe Biden da Vladimir Putin, la Casa Bianca dal Cremlino. E quella appare enorme, ancora più ampia. L’anniversario, che verrà sancito dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, sarà caratterizzato dalle nuove rivelazioni del Wall Street Journal, secondo cui gli Usa potrebbero presentare al Palazzo di Vetro le prove dell’aiuto sotterraneo garantito da Pechino a Mosca in questi mesi. E la mossa a sorpresa, che può segnare un punto di non ritorno nella sottile partita diplomatica, arriva dopo che prima la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e poi il segretario di Stato Antony Blinken hanno ufficialmente accusato la Russia di “crimini contro l’umanità”.
Pechino non ha mai condannato l’invasione dell’Ucraina da parte dei soldati di Mosca, rifiutandosi di catalogare in questi termini la “operazione militare speciale” lanciata da Putin la mattina del 24 febbraio 2022, e non ha votato la risoluzione Onu di condanna dell’operato di Mosca. La posizione ambigua di Pechino ha contribuito a raffreddare ulteriormente i rapporti con Washington, innescando sospetti, periodicamente riaffioranti e sempre smentiti dalla Cina, di un occulto sostegno militare a Mosca nella guerra in Ucraina.
Morti nella guerra Ucraina-Russia
Agi ripercorre la strategia del Cremlino e le mire di Putin:
“Un anno fa Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina scommettendo su una campagna breve e decisiva per rovesciare quello che Mosca chiama il “regime nazista di Kiev”, oggi si trova a scommettere sul contrario: una lunga guerra di attrito per sfilacciare, col tempo, l’alleanza occidentale e rendere l’Ucraina un non-Stato, dipendente dagli aiuti internazionali, senza piena sovranità sul suo territorio e impossibilitata ad entrare nella Nato. Dopo un mese dall’inizio dell’invasione, gli obiettivi della sua campagna sono stati drasticamente ridotti dopo la ritirata da Kiev e Chernihiv. Dal rovesciamento del presidente Volodymyr Zelensky l’obiettivo principale è diventato la “liberazione del Donbass”, le due regioni industriali dell’Ucraina orientale Lugansk e Donetsk. Costretta a ulteriori ritirate da Kharkiv nel Nord-Est e Kherson nel Sud, gli obiettivi della Russia rimangono immutati.
Gli scarsi successi sul campo hanno spinto Putin ad annettere quattro province ucraine lo scorso settembre, senza averne il pieno controllo: Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia quindi potrebbero essere le zone su cui si concentreranno i russi per estendere l’area da loro realmente amministrata. Le maggiori conquista per la Russia rimangono a oggi il controllo del Mare d’Azov – dichiarato “mare interno” – e la creazione di un collegamento terrestre con la penisola di Crimea, annessa illegalmente nel 2014, che ha messo fine alla dipendenza dal ponte sullo stretto di Kerch. Mosca potrebbe puntare anche sulla destabilizzazione di territori limitrofi: gli occhi sono puntati sugli allarmi per i tentativi di deporre il governo filoeuropeo in Moldavia, dove la Russia ha truppe di stanza nella regione separatista della Transnistria al confine con l’Ucraina”.
Ricordiamo che Vladimir Putin non ha mai pronunciato la parola guerra ma ha sempre definito l’invasione “operazione militare speciale” per liberare le comunità russe in Ucraina dal gioco del “regime nazista di Kiev”.