Dopo l’imbrattamento delle scorse ore – probabilmente ad opera di tifosi romanisti -, è stata ora danneggiata a Roma la targa inaugurata neanche 48 ore fa all’interno dell’area verde di Boccea dedicata ad Umberto Lenzini, presidente della Lazio ai tempi del suo primo storico scudetto, nella stagione 1973-74. “Un’azione vigliacca, oltre che insensata. Il tifo vero si fonda su onore, ideali e amore per il calcio che nulla hanno a che fare con questa violenza. La storia calcistica delle squadre romane è un patrimonio che appartiene a tutta la città, che abbiamo il dovere di valorizzare e di tramandare”, ha commentato l’assessore ai Grandi Sport, Eventi, Turismo e Moda di Roma, Alessandro Onorato. Anche perché Lenzini ha scritto una pagina importante della storia dello sport capitolino.
Chi è Umberto Lenzini, lo storico presidente della Lazio
“Il papà della Lazio”, “papà Lenzini. Con questi appellativi molti tifosi e non ricorderanno Umberto Lenzini. Di origini toscane, Lenzini era nato in America, in Colorado, nel 1912, facendo però la sua fortuna a Roma – dove si era trasferito con la famiglia durante l’adolescenza -, dopo essersi lanciato nel ramo delle costruzioni civili con l’impresa che portava il suo nome ed aver edificato nell’area nord-occidentale della Capitale, quella di Pineta Sacchetti e Valle Aurelia, all’epoca ancora disabitata. Conosciuto dal grande pubblico per essere stato il presidente della Lazio, entrò nei quadri dirigenziali come consigliere, nel 1964; l’anno successivo, a seguito di una crisi che vide la proprietà opporsi ad alcuni giocatori per questioni di compensi, divenne vicecommissario della società e poi finalmente presidente, dal 1955-56, quando, nonostante la salvezza, la sua squadra non potè evitare la retrocessione in serie B, la stagione successiva.
Lui stesso, da giovane, aveva giocato a calcio da professionista, con le maglie di Pistoiese, Rondinella, Fortitudo e Juventus Roma. Una vera e propria passione, la sua, che infine portò la squadra, capolista solitaria nelle ultime 17 giornate, allo scudetto, nella stagione 1973-74, . Una vittoria indimenticabile, per i tifosi laziali, ma a cui fecero seguito, sempre sotto la gestione di Lenzini, una serie di rovesci di tipo extrasportivo: la lunga malattia e la successiva scomparsa del tecnico Maestrelli, la terribile fine del calciatore Luciano Re Cecconi, ucciso da un gioielliere romano nel gennaio del 1977 per un fatale equivoco, dopo essersi finto un rapinatore, provocando la risposta armata del commerciante. E, ancora, lo scandalo delle scommesse clandestine, nel 1980, il cosiddetto “Totonero”, che vide coinvolti diversi giocatori, tra cui alcuni proprio della Lazio, arrestati dalla Guardia di Finanza con le accuse di frode sportiva (poi cadute) e che si risolse con una nuova retrocessione in B.
Difficoltà che Lenzini affrontò sempre bonariamente, alla ricerca delle soluzioni più adatte per la sua Lazio, proprio fino al 1980, quando alla fine cedette la presidenza a suo fratello Aldo, che poco tempo dopo la passò ad altri. Morì qualche anno dopo, il 22 febbraio 1987, all’età di 74 anni, a causa di un infarto cardiaco, nella sua abitazione romana. Ancora oggi, come la targa inaugurata in sua memoria dimostra, non è stato dimenticato. “Da oggi Roma ha un parco dedicato a Umberto Lenzini, presidente del primo scudetto nel 1974 della Lazio con un’impresa sportiva indimenticabile. È il doveroso omaggio a una figura leggendaria di un calcio d’altri tempi, troppo a lungo dimenticato dalla nostra città”, aveva dichiarato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nel corso dell’inaugurazione del parco dedicato a Lenzini a Boccea. Il primo cittadino ha ora anche condannato il gesto vandalico sulla targa, prima imbrattata con i colori giallo e rosso e poi danneggiata, annunciando che “verrà ripristinata” e che il Comune sporgerà “denuncia contro i responsabili”.